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Fanghi di depurazione in Accam? Brumana chiede chiarezza sul ruolo di Gruppo Cap

Il consigliere comunale chiede lumi su una lettera inviata a Gruppo Cap da 8 sindaci dell'Alto Milanese e Varesotto dalla quale «emerge il progetto di convogliare in questo territorio i fanghi di depurazione provenienti da un’area molto più vasta»

Accam Legnano

Sulla politica e soprattutto sull’incenerimento dei rifiuti da trasformare in energia, otto Comuni del Legnanese e della Provincia di Varese,  cercano l’aiuto di Gruppo Cap, gestore del servizio idrico e integrato della Città Metropolitana. L’obiettivo – almeno nelle intenzioni espresse dai 8 sindaci firmatari della lettera inviata al presidente Gruppo Cap (Legnano, Busto Arsizio, Parabiago, Arconate, Magnago, Robecchetto con Induno, Turbigo e Villa Cortese) è quello di mettere in moto un processo virtuoso di economia circolare che porti alla rigenerazione dei rifiuti. E per farlo c’è bisogno dell’intervento di  una società solida che da tempo è «impegnata nel raggiungere ambiziosi obiettivi di natura ambientale e più in generale nel promuovere la sostenibilità del territorio». In mezzo c’è un inceneritore (Accam), obsoleto e malmesso, da salvare o da riconvertire, e da inglobare in un ciclo integrato di smaltimento e trasformazione dei rifiuti in energia pulita.

Le otto amministrazioni chiedono un diretto coinvolgimento di Gruppo CAP, «in quanto azienda pubblica già coinvolta in un ampio processo di sinergie di rete. Può diventare a buon diritto il promotore, insieme a tutte le amministrazioni ed aziende pubbliche del territorio dell’Alto Milanese e del Varesotto, di un piano di sviluppo ampio e strutturato che abbia l’obiettivo come avvenuto in casi analoghi di individuare le potenzialità, i flussi e le possibili sinergie per rendere concreto l’ingresso dell’Alto Milanese nell’economia circolare».  Nella lettera si cita anche il recente contratto di rete stipulato tra Cap e Alfa, società idrica del Varesotto.

Una partita importante per la società che gestisce il servizio idrico è quella relativa allo smaltimento dei fanghi prodotti dai depuratori che hanno bisogno di un forno per essere bruciati. Gruppo Cap, che gestisce da sola ben 61 depuratori delle acque , ha di recente investito in Core spa, società costituita dai Comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Pioltello, Segrate e Cormano proprio con l’obiettivo di riconvertire l’impianto d’incenerimento in un impianto per il trattamento dei fanghi prodotti dai depuratori della Città Metropolitana.  Assieme al forno per i fanghi, ci sarà poi un impianto in grado di trattare l’umido per la produzione del biogas, impianto analogo a quello già in costruzione in via Novara a Legnano.

A chiedere chiarezza sulla richiesta di coinvolgimento di Cap Holding da parte degli otto sindaci dell’Alto Milanese e del Varesotto è  il consigliere comunale di Legnano, Franco Brumana. Secondo il leader del Movimento dei Cittadini dalla lettera inviata al gestore dei servizi idrici, che richiama proprio  l’intervento di Cap Holding a Sesto San Giovanni, «emerge l’ultimo tentativo di salvare ACCAM dal fallimento e soprattutto, sia pure in termini generici e quasi allusivi, risulta il progetto di convogliare in questo territorio i fanghi di depurazione provenienti da un’area molto più vasta. A questo proposito in incontri politici è stato preannunciato l’intervento di CAP anche per realizzare un nuovo sistema di teleriscaldamento. La spesa prevista sarebbe sicuramente superiore a 50 milioni di euro e non a caso la lettera fa cenno al Green Deal Investment Plan, che è un piano di investimenti di almeno 1.000 miliardi di euro». Nella lettera dei non viene citata la questione dei fanghi ma Brumana mette le mani avanti

Nella lettera dei non viene citata la questione dei fanghi ma Brumana mette le mani avanti: «Nessuna obiezione può essere sollevata ai principi dell’economia circolare – premette il consigliere comunale – ma è inevitabile chiederci cosa c’entra l’economia circolare con il salvataggio di ACCAM e soprattutto con il trattamento nella nostra zona dei rifiuti provenienti da altrove. Questo territorio ha già sopportato la discarica di Cerro Maggiore, che ha ricevuto rifiuti anche da Milano e l’inceneritore di Borsano dell’ACCAM, che di recente ha perso la qualifica di società “in house” proprio perché si è dedicato in gran parte al più lucroso trattamento dei rifiuti ospedalieri provenienti da ogni dove. Presto verrà realizzato a Legnano, nel Parco Alto Milanese, anche un impianto industriale di trattamento di rifiuti umidi (FORSU), da parte di due società di Rivoli e di Rimini, che mireranno al fatturato e quindi a convogliare in città i maggiori rifiuti possibili. E’ eccessivo che ora, con la nobile giustificazione dell’economia circolare, si recepiscano anche i fanghi dei depuratori prodotti altrove».

«La lettera dei Sindaci – conclude pertanto Brumana – è solo apparentemente un’ingenua invocazione e una manifestazione di buoni propositi. Otto Sindaci non l’avrebbero mai sottoscritta se non vi fossero già stati contatti con CAP Holding e un esame sia pure superficiale delle prospettive di intervento da parte di questa società. La lettera appare quindi un espediente per fare figurare la richiesta da parte delle popolazioni della nostra zona che giustifichi l’avvio di un’operazione industriale di enorme portata. Su questioni di questa rilevanza però i cittadini avrebbero bisogno di sincerità, di chiarezza e di trasparenza e non di discorsi sull’economia circolare».

 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 01 Dicembre 2020
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