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Surroga illegittima in consiglio comunale a Legnano, la Procura chiede l’archiviazione

La Procura di Busto Arsizio ha chiesto l'archiviazione dopo che una modifica normativa ha depenalizzato dall'abuso di ufficio le violazioni ravvisate in fase di indagine nella vicenda legnanese

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A poco più di un anno dall’apertura delle indagini per abuso di ufficio a carico dell’ex sindaco Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi, dell’ex assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini e del difensore civico regionale Carlo Lio per la surroga – poi ritenuta illegittima dal TAR – che ha permesso al consiglio comunale di Legnano di tornare momentaneamente operativo nonostante le dimissioni di 13 consiglieri comunali su 25, arriva la richiesta di archiviazione da parte della Procura della Repubblica di Busto Arsizio.

La decisione del sostituto procuratore Nadia Calcaterra, che ha coordinato i diversi filoni di indagini scaturiti dall’inchiesta “Piazza Pulita”, è arrivata a valle di una modifica legislativa che ha interessato proprio l’abuso d’ufficio, destinando il reato ad «angusti spazi applicativi». In soldoni, l’intervento del legislatore ha ristretto i casi in cui si può effettivamente parlare di abuso d’ufficio, depenalizzando anche le violazioni che gli inquirenti avevano ravvisato nell'”affaire” legnanese.

Secondo quanto emerso dalle indagini, infatti, le «forzature procedurali censurate anche dal TAR» sarebbero state «alimentate dall’intenzione di avvantaggiare una determinata parte politica». I tre ex amministratori legnanesi si sarebbero infatti «attivati per esercitare pressioni, direttamente e indirettamente (cercando, ed in alcuni casi ottenendo, l’intercessione di politici di più ampio respiro territoriale)» sul difensore civico regionale, Carlo Lio, perché intervenisse risolvendo la fase di stallo in cui si trovava il consiglio comunale di Legnano, restituendo al parlamentino operatività e quindi la possibilità di approvare il bilancio, evitando la caduta dell’amministrazione Fratus. Spingendosi addirittura fino a Roma dopo che inizialmente Lio aveva assunto un «atteggiamento attendista» rispetto alle richieste che erano arrivate sul suo tavolo.

A parere degli inquirenti, insomma, le azioni del difensore civico regionale non sarebbero state ispirate «a canoni di imparzialità e legalità» e, non senza «pressioni esterne», sarebbero state dirette «deliberatamente a favorire l’amministrazione legnanese di centrodestra, impedendone la caduta». Le modifiche normative, però, rendono inutile «ogni ulteriore approfondimento investigativo», così dalla Procura è arrivata la richiesta di archiviazione.

Nelle aule del Tribunale di Busto Arsizio, peraltro tra una decina di giorni si tornerà a parlare dell’inchiesta che ha decapitato a maggio dello scorso anno la giunta di Legnano: il 27 ottobre, infatti, davanti al GUP sarà celebrata l’udienza preliminare a carico di Paolo Pagani, ex direttore generale di Amga, Enrico Barbarese, ex dirigente per lo sviluppo organizzativo del comune, Enrico Peruzzi, suo predecessore, Mirko Di Matteo, ex direttore di Euro.PA, Catry Ostinelli, ex presidente di Amga, e Luciano Guidi, candidato sindaco alle amministrative del 2017.

Per i primi cinque l’accusa è di aver collaborato a vario titolo con Fratus, Cozzi e Lazzarini – già condannati in primavera – alla manipolazione del conferimento di un incarico di consulenza in Euro.PA, della selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo di Palazzo Malinverni, della nomina del direttore generale della partecipata di via per Busto Arsizio. A Guidi, invece, viene contestato un accordo stretto in sede di ballottaggio con Fratus per barattare i propri voti con una nomina in una municipalizzata per la figlia. Alle loro posizioni potrebbe essere riunita quella di Flavio Arensi, chiamato in causa per il bando attraverso il quale è diventato curatore artistico del comune di Legnano, che secondo gli inquirenti sarebbe stato cucito su misura proprio per il critico d’arte.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Ottobre 2020
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