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Tre profughi ucraini lasciano Canegrate per tornare a casa

Sono persone che, come tante altre, hanno deciso di lasciare un luogo sicuro per rincasare e per tornare, forse, a lavorare. Attualmente a Canegrate ci sono 24 rifugiati

solidarietà ucraina

Tre profughi, dopo aver trovato accoglienza a Canegrate, sono tornati a casa, in Ucraina. Tre persone che come tante altre hanno deciso di lasciare un luogo sicuro per rincasare e sperare tornare a lavorare. Proprio così, in mezzo alla guerra e all’orrore, c’è chi tenta di recuperare una propria quotidianità in quelle aree meno colpite dai conflitti armati. Zone che si trovano verso la Romania.

A confermarci questa tendenza è stato Denys, il canegratese di adozione che vive a Somma Lombarda, tra i primi ad aver organizzato staffette sul territorio per offrire un passaggio sicuro a coloro che si rifugiavano nei campi in  Polonia. Così ci ha raccontato che sono in tanti a rientrare in Ucraina: «Sono persone che abitano in zone dove sono state colpite solo le basi militari. Lì la situazione appare più tranquilla… per quanto possa esserlo. Ma ci sono anche tanti che sono tornati a Kiev».

Inizialmente, sul territorio di Canegrate, secondo quanto precisato dal sindaco Roberto Colombo (durante l’ultimo consiglio Comunale),  sono arrivati 33 ucraini di cui 14 minori «tutti loro sono stati ospitati da parenti e amici». Con il passare delle settimane c’è chi si è messo in viaggio ed è andato a Barcellona e c’è chi ha raggiunto la Svizzera. Quindi attualmente sono 24 i rifugiati rimasti: «I più piccoli vanno alle scuole materne – spiega il sindaco -. Mentre i più grandicelli seguono, nelle aule delle scuole canegratesi, la Dad della scuola Ucraina». L’emergenza non è finita e c’è sempre bisogno: «Anche per le donne e i bambini ospitati qui c’è necessità di aiuti alimentari, oltre che di abiti – sottolinea il primo cittadino -. E in alcuni casi ci sarebbe la necessità di offrire spazi più grandi, per questo ci auguriamo di poter trovare presto alloggi messi a disposizione dai privati». Il sindaco ha poi puntato il dito contro la burocrazia italiana che «mette in palese difficoltà chi scappa dalla guerra. Mi chiedo perchè in alcuni casi sia necessario andare a Milano per chiedere il permesso di soggiorno. Oppure, perchè queste persone devono anche pagare la marca da bollo? Non si capisce proprio la ragione. L’unica speranza è veder presto la fine di questo conflitto».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 05 Maggio 2022
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