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Il comune di Rescaldina si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio di Carol Maltesi

Il comune ha deciso di costituirsi parte civile nel processo per l'omicidio di Carol Maltesi per «riaffermare la ferma condanna alla violenza di genere»

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Il comune di Rescaldina si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio di Carol Maltesi, la 27enne italo-olandese uccisa e fatta a pezzi del vicino di casa Davide Fontana nella casa di corte di via Barbara Melzi dove entrambi abitavano. Lo ha deciso nei giorni scorsi la giunta guidata dal sindaco Gilles Ielo, che nelle scorse settimane aveva già ricordato la ragazza con una cerimonia nel Giardino delle Donne, sottolineando come l’omicidio, complice anche il clamore mediatico suscitato, «ha turbato sentitamente l’intera comunità rescaldinese».

«Gli sviluppi dell’azione penale, in fase di indagine, hanno acclarato come il femminicidio di Carol Maltesi sia maturato in un contesto di profondo disvalore per il rispetto della vita umanasi legge nella delibera di giunta – e come purtroppo anche la successiva narrazione ad opera delle cronache nazionali abbia restituito un’immagine inveritiera della donna vittima dell’orrendo reato, attribuendo qualità artificiosamente volgari e prive di contenuto morale all’incolpevole vittima». Un quadro, insomma, di «gravissima lesione della dignità umana della cittadina rescaldinese Carol Maltesi, la cui morte ha palesato sia una gravissima condotta di sopruso, fisico e morale, nei confronti di una donna, sia un altrettanto preoccupante atteggiamento culturale, denigratorio, nella narrazione biografica di Carol Maltesi», davanti al quale Piazza Chiesa ha ritenuto di non poter «rimanere inerte» e di dover «riaffermare pubblicamente la ferma condanna alla violenza di genere in tutte le sue esternazioni».

Da lì la decisione di costituirsi parte civile nel procedimento penale pendente per l’omicidio, visto che il comune «ha sempre perorato posizioni che dimostrano come la tutela della parità di genere e la lotta ad ogni discriminazione di natura sociale siano state sempre un proprio fine primario, tutelando interessi della collettività amministrata ora coincidenti anche con quello leso dallo specifico reato contestato nel femminicidio di Carol Maltesi». Ad assistere Piazza Chiesa nelle aule del Tribunale di Busto Arsizio sarà l’avvocato Simona Garavaglia, che nelle scorse settimane si era offerta di assistere pro bono il comune «in forza della piena e convinta condivisione degli intenti e dei principi» richiamati nella delibera di giunta.

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Carol Maltesi si era trasferita poco meno di un anno fa a Rescaldina, andando a vivere in una casa di corte in via Barbara Melzi dove poco dopo sarebbe andato ad abitare anche Davide Fontana, l’uomo che sarebbe diventato il suo carnefice. Lui stesso lunedì 28 marzo, ad oltre due mesi dalla morte della donna, si era presentato ai Carabinieri offrendo informazioni che da subito erano risultate contraddittorie agli occhi degli inquirenti rispetto a quanto emerso fino a quel momento dalle indagini. Sottoposto ad una serie di contestazioni, Fontana aveva finito per confessare l’omicidio e l’occultamento del cadavere, prima conservato in un congelatore appositamente acquistato e poi, una volta fatto a pezzi, gettato in un dirupo di montagna in Valcamonica dopo un primo tentativo di bruciarlo in un barbecue.

Ascoltato dagli inquirenti nelle scorse settimane, Fontana in un’interrogatorio fiume durato cinque ore si è dato più volte del vigliacco per non aver avuto il coraggio di chiamare subito le Forze dell’Ordine. Nei giorni precedenti, peraltro, gli investigatori della Scientifica dei Carabinieri di Brescia, il procuratore capo di Busto Arsizio Carlo Nocerino e il sostituto Carlo Alberto Lafiandra erano tornati nella casa di corte si via Barbara Melzi dove si sarebbe consumato l’omicidio di Carol Maltesi per ulteriori accertamenti.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 03 Maggio 2022
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