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Parabiago, il PD incalza per i certificati per il referendum sulla cannabis. Il comune: «Richieste già evase»

Anche Parabiago figurava nell'elenco dei comuni "in ritardo" sulla consegna dei certificati elettorali per il referendum sulla cannabis, ma dal comune fanno sapere di aver già evaso le richieste

Generica 2020

Sono bastati pochi giorni ai promotori per raccogliere centinaia di migliaia di firme per chiedere che venga indetto un referendum per la legalizzazione della cannabis. Le firme, però, nel caso in cui la sottoscrizione sia stata effettuata online, devono essere “certificate” dai comuni dove risiede chi ha firmato, chiamati a confermare che la persona è iscritta nelle liste elettorali e può quindi partecipare al referendum: operazione per la quale i promotori hanno inviato la relativa richiesta ai comuni lo scorso 21 settembre tramite PEC, con obbligo di risposta entro 48 ore.

Venerdì 24 settembre, però, diversi comuni non avevano ancora adempiuto all’onere o lo avevano fatto solo in modo parziale, e da lì è scattata la “denuncia” dell’Associazione Luca Coscioni, tra i promotori del referendum, che domenica 26 settembre aveva anche pubblicato un elenco dei comuni inadempienti, salvo poi mettere tutto in stand by il giorno successivo precisando che «molte delle amministrazioni comunali incluse nella lista degli inadempienti hanno iniziato a rispondere o hanno perfezionato le richieste già evase», portandoli così a decidere di «sospendere temporaneamente la lista dei comuni per dar loro il tempo di dar seguito alle richieste inviate» e a ringraziare «chi ha contattato il proprio comune direttamente».

Nella lista dei comuni inadempienti figurava anche il nome di Parabiago, circostanza che ha spinto il Partito Democratico a sollecitare Piazza della Vittoria. «Come dichiarato nella serata di domenica 26 settembre da Marco Cappato, esponente radicale e componente del comitato referendario per la legalizzazione della cannabis, anche il comune di Parabiago rientra tra i 1400 diffidati poiché non avrebbe ancora risposto alla richiesta di inoltrare via PEC i certificati elettorali dei cittadini che hanno firmato il referendum “cannabis legale” con il sistema SPID – spiegano i Dem -. La soglia delle 500mila sottoscrizioni è stata raggiunta, ma come è noto le firme digitali devono essere “accoppiate” con i certificati elettorali per essere certi che siano valide, solo a quel punto sarà possibile depositare in Cassazione le firme (con scadenza al 30 settembre 2021). Se i comuni non dovessero consegnare i certificati elettorali sarebbe di fatto impedita la volontà dei cittadini firmatari poiché il referendum non potrebbe essere indetto. Pertanto, consci che non è nell’intenzione del nostro ente boicottare il referendum e che è la prima volta che il sistema SPID è utilizzato poter firmare dei referendum, chiediamo che venga fatto il massimo affinché la volontà dei firmatari parabiaghese venga rispettata».

Dal comune, però, fanno sapere di aver evaso già tutte le richieste arrivate dai promotori del referendum per i certificati elettorali dei circa 300 cittadini parabiaghesi che hanno sottoscritto la proposta referendaria e di averlo fatto nei termini di legge. «È davvero oltraggioso e anche poco serio da parte di un comitato referendario inserire il nome del comune di Parabiago tra quelli inadempienti la consegna dei certificati elettorali dei sottoscrittori il referendum “cannabis legale” – sottolinea il sindaco Raffaele Cucchi -. Denota superficialità nel controllo delle richieste inoltrate e risposte ottenute. I nostri uffici, infatti, hanno ricevuto la richiesta del rilascio dei certificati elettorali dei nostri cittadini, sottoscrittori del referendum, il giorno 21 settembre e già il 23 settembre, inoltravano PEC di risposta come indicato dal comitato stesso. Inoltre, con la giornata di oggi 28 settembre, abbiamo esaurito tutte le richieste pervenute al momento. Mi preme sottolineare che il rilascio dei certificati elettorali è un obbligo di legge al quale un comune non può sottrarsi, l’aver anche solo pensato o sospettato malafede da parte di chi sta cavalcando questo argomento è davvero offensivo e irrispettoso verso coloro che svolgono al meglio e correttamente il proprio lavoro. Concludo con una riflessione personale: un referendum è un momento di confronto democratico e sapere cosa pensano i cittadini anche su questa tematica, lo ritengo importante… fare ostruzionismo sarebbe avrebbe davvero poco senso. Rattrista assistere al fatto che il PD locale invece di chiedere e verificare presso gli uffici lo stato delle cose, abbia pubblicamente insinuato una loro mancanza. Ritengo, invece, che i dipendenti del nostro comune abbiano dimostrato come sempre professionalità e tempestività nelle risposte, soprattutto in tema di certificati elettorali».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 28 Settembre 2021
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