Si celebra oggi, lunedì 16 ottobre, la "European Restart a Heart Day", la giornata europea della rianimazione cardiopolmonare voluta dal Parlamento Europeo per tenere alta l'attenzione nella lotta all'arresto cardiaco improvviso. «Se negli altri Stati si registrano ogni anno iniziative politiche mirate a strappare sempre più vite a questa temibile patologia, non altrettanto si può dire per quanto riguarda il nostro Paese» ha affermato Mirco Jurinovich, presindente dell'associazione Sessantamilavitedasalvare.

Le ultime iniziative legislative infatti hanno riguardato in particolare il mondo dello sport con l'entrata in vigore, il 1° luglio scorso, del decreto "Balduzzi" che ha introdotto l'obbligo di dotazione del defibrillatore semiatumatico (DAE) per tutte le società e associazioni sportive. La norma era stata già publicata sulla Gazzetta Ufficiale nel luglio del 2013 ma continue proroghe hanno fatto slittare la sua adozione di ben 18 mesi. «I ritardi sono da ascrivere anche alla discussione apertasi sul tema formazione e presenza del personale abilitato all'uso del defibrillatore – ha spiegato Jurinovich –, problematica che si sarebbe potuta risolvere, non solo nel mondo sportivo, con la liberalizzazione dell'uso dell'apparecchio, slegandola da obsoleti obblighi formativi. Ma i creativi tecnici dei ministeri dello Sport e della Salute hanno invece adottato un'aberrante soluzione: prevedere l'obbligo di presenza di personale formato solo per le gare ufficiali e non durante gli allenamenti e le gare "amichevoli", mettendo cosi a rischio l'incolumità degli atleti per almeno i 2/3 della loro permanenza negli impianti sportivi».

A cercare di sanare questa «inqualificabile situazione», ci ha pensato Mauro Martini, presidente dell'asd S. M. Kolbe di Legnano, con una disposizione inviata a tutti i dirigenti delle varie discipline sportive: in fondo all'elenco delle verifiche da effettuare in applicazione al "Balduzzi", ha specificato che tali operazioni andranno svolte sia prima di ogni partita sia di ogni allenamento. «Un virtuoso esempio di buon senso che speriamo venga seguito da altri» ha concluso Jurinovich.