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Welfare Territoriale: «Oltre i buoni per fare la spesa, c’è di più»

Ne sono coninviti i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil della zona che hanno siglato con Confindustria e Confartigianato un protocollo sul welfare

In "tasca" a precari e fasce deboli non ci saranno solo i buoni spesa, ma anche la possibilità di accedere ai servizi, ad esempio sociosanitari, attraverso i privati che finanzieranno il pubblico.

Si sa, il costo della vita è alto di conseguenza i portafogli sono "magri", ciò significa che i nuclei famigliari rinunciano alle visite mediche o ad iscrivere il proprio figlio all'asilo nido. Servizi che, però, sono utili nella vita di tutti i giorni. E lo sanno bene i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil della zona Ticino Olona, che nei giorni scorsi hanno siglato con le associazioni datoriali (Confindustria e Confartigianato dell’Alto Milanese) un protocollo sul welfare con l’obiettivo di «migliorare complessivamente il livello delle coperture sociali sul territorio – come spiega Jorge Torre, segretario generale Cgil Ticino Olona -, e quindi integrare il welfare pubblico con quello contrattuale per estendere le tutele universali».

L'obiettivo, infatti, è quello di costruire un welfare territoriale che «sia in grado di innescare un circolo virtuoso tra pubblico e privato così da immettere risorse sul territorio a sostegno di quei soggetti più deboli, che magari hanno una posizione lavorativa precaria e, quindi, come tale, non in grado di avere a disposizione un welfare di natura integrativa. Chiediamo alle imprese  associate a Confindustria e Confartigianato, nel momento in cui costruiscono i pacchetti di benefit e servizi previsti dal welfare integrativo, di rivolgersi alle strutture pubbliche presenti sul territorio e, per contro, chiediamo alle ASST e alle aziende sociali di utilizzare i fondi che provengono dal privato per migliorare i servizi rivolti ai cittadini».

È questa la sfida lanciata dai sindacati confederali dell’Alto Milanese. «Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto nell’autunno dello scorso anno – spiegano Giuseppe Oliva, responsabile Welfare della Cisl Milano Metropoli, Jorge Torre, segretario della CGIL Ticino Olona, e Stefano Dell’Acqua, referente territoriale della UIL Milano Lombardia –. Abbiamo sondato il terreno, avviando i primi incontri con le aziende pubbliche e quelle partecipate della zona. Contestualmente, abbiamo tenuto i primi contatti con le controparti, ossia, le associazioni di categoria e datoriali».

Dopo questi primi esordi i rappresentanti sindacali hanno compreso che si poteva portare avanti un’esperienza innovativa, certamente stimolante e di prospettiva per la crescita del territorio. «Concretamente – sottolineano i tre sindacalisti –, noi riteniamo che il welfare sia qualcosa di ben diverso da un buon spesa. Il meccanismo non deve essere quello di un semplice strumento utilizzato dalle aziende come forma di detrazione fiscale, bensì una modalità attraverso la quale portando risorse sul territorio si può allargare la platea dei beneficiari». Partendo da questi presupposti sono stati conclusi i primi accordi. A cominciare da quello con Confartigianato Alto Milanese e con ALI, ovvero l’Associazione di Confindustria degli Imprenditori dell’Alto Milanese. «È un percorso tuttora in corso – sottolineano le parti sindacali – certamente aperto e che intendiamo in modo inclusivo. Stiamo lavorando per estendere i protocolli con le altre associazioni datoriali. Nel pubblico è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con la ASST Ovest Milanese (l’ex Azienda Ospedaliera), così come con la Azienda Sociale del Castanese, mentre è ancora in fase di definizione quello con la So.Le., ossia, l’Azienda Sociale del Legnanese». 

Quel che è certo, è che l’azione delle organizzazioni sindacali non si ferma qui. «Siamo partiti dall’Alto Milanese perché obiettivamente c’è la possibilità di avere un’interlocuzione più semplice. Abbiamo organismi di confronto deputati a fare questo. Pensiamo alla Consulta per l’economia e il lavoro, così come al Patto dei sindaci dell’Alto Milanese, tuttora esistente e che mette in rete 22 amministrazioni locali. Ma chiaramente guardiamo oltre. Il nostro obiettivo è quello di estendere questo progetto a tutti i 51 Comuni di quest’area che ingloba anche Magentino e Abbiatense». 

Ma come passare dalla declinazione teorica a quella pratica? I sindacalisti lo spiegano bene con un esempio più che tangibile: «Solo nell’Alto Milanese abbiamo circa 7.000 lavoratori metalmeccanici che quest’anno percepiscono circa 150 euro di welfare integrativo per un totale di oltre un milione di euro – spiegano Oliva, Torre e Dell’Acqua – . Un welfare che l’anno prossimo salirà a un milione e 400 mila euro. Se una parte di questa somma, anziché andare in buoni spesa, fosse destinata alle aziende pubbliche del territorio, così facendo potremmo contribuire al pagamento di servizi come asili nido, visite specialistiche, potenziamento degli investimenti per tagliare le liste d’attesa. In questo modo, in una parola, andremmo a migliorare la qualità della vita e il benessere, soprattutto di quei soggetti più fragili che non hanno un accesso diretto a questo genere di prestazioni». 

Un'azione in controtendenza secondo Torre, che conclude: «Ci auguriamo, possa portare benefici a chi lavora e vive in questo territorio e contribuire allo sviluppo e alla ripresa dell’economia locale».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 19 Giugno 2018
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