«Non riceviamo lo stipendio da tre mesi e nessuno ci dice niente». Questa mattina, 26 maggio, una rappresentanza dei lavoratori che effettuano in appalto le pulizie nei negozi Grancasa e Bossi (Legnano, Nerviano,Pero, San Giuliano, Paderno Dugnano, Cermenate, Sarzana, pavia, e Gerenzano) ha manifestato davanti alla sede centrale, di Legnano, del noto mobilificio. Uomini e donne di tutte le età con famiglie a carico, esasperati e pronti a scioperare ad oltranza per fare valere i loro diritti: «In tutto siamo una trentina, e siamo tutti nelle stesse condizioni – spiegano i lavoratori – l'ultima retribuzione che ci è stata versata risale al febbraio 2017, ricevuta il mese successivo. Poi, senza alcun preavviso, non ci sono più stati versati soldi e siamo tutti assunti a tempo indeterminato. In accordo con il sindacato dal primo maggio abbiamo incrociato le braccia in forma di protesta».

Il loro datore è il consorzio Unilabor, titolare dell'appalto dei servizi di pulizie in diversi negozi del gruppo Grancasa tramite aziende che fanno parte del consorzio stesso:  alla Tilak, uscita dal consorzio lasciando i lavoratori senza contributi e Tfr, è subentrata la Sjbaris che dovrebbe gestire l'appalto fino al 31 di maggio. «Il consorzio – spiegano ancora i lavoratori – si giustifica con il mancato pagamento del servizio erogato da parte di Grancasa, ma questa mancata assunzione di responsabilità è intollerabile e a pagarne il presso sono i lavoratori».

Questa mattina, Livio Muratore, funzionario della Filcam Cgil Varese, che sta seguendo i lavoratori, ha incontrato la dirigenza di Grancasa: «L'azienda dice di avere trovato un accordo con Sjbaris e già oggo dovrebbe versare una quota delle fattura a quest'ultima che ha il dovere di retribuire immediatamente i lavoratori  – ha spiegato il sindacalista – Dopo il 31 maggio l'intenzione di Grancasa è quella di appaltare il servizio di pulizia ad un'altra società staccandosi dal consorzio Unilaboro. A noi non bastano le parole, vogliamo vedere i fatti. Fino a quando i lavoratori non avranno quanto gli spetta andremo avanti a scioperare».