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Il fotografo Maurizio Galimberti all’Istituto Falcone

Incontro-conferenza per spiegare il mondo della fotografia e spronare gli allievi allo studio

Incontro con il fotografo di fama internazionale Maurizio Galimberti, all’Istituto Falcone ad indirizzo fotografico. 

Dopo l’accoglienza a Maurizio Galimberti, la visita ai laboratori di fotografia e i saluti della docente Annitta Di Mineo assieme ai colleghi dell’indizzo fotografico Maurizio Castelli, Roberto Caielli, Maurizio Cavazzoni, Paolo Pandullo si va in Sala conferenza dagli studenti che attendono di incontrare il rinomato fotografo. A seguire una breve presentazione da parte degli studenti Aldelice Delfrati e Andrea Diomedi.

Presenti in sala le classi quarte e quinte dell’Istituto che ascoltano Maurizio Galimberti con molta attenzione: "Frequentavo il geometra e avevo due sogni – il suo esordio- : lavorare nell’impresa di mio padre e giocare a basket, allora giocavo in serie B, ma mi tenevano in panchina. Mi piaceva scattare fotografie e da giovane, sono del ’56, con un mio amico in motorino da Meda siamo a andati a Milano per il concerto dei Led Zeppelin per scattare delle foto, successe una rivoluzione, una molotov ci colpì, e ritornammo indietro. Tempo dopo eravamo andati a Monza alle prove della Formula 1, una Lotus ebbe un incidente con gravi conseguenze, intervenne la polizia e ci sequestrò il materiale fotografico. Come vedete non ebbi un bell’inizio, allora mi misi a fotografare l’ambiente rurale circostante alla mia abitazione, senza avere nessuna informazione sulla fotografia. Poi ho appreso tutte le regole, anche perché sono testimonial della Fuji. Amavo poco la scuola e non avrei mai pensato di andare in un Istituto scolastico ad incontrare degli studenti. Ad avvicinarmi alla camera oscura è stato il mio futuro cognato, non avevo mai visto uno sviluppo di un negativo e mi dimenticavo il fissaggio, Poiché i primi anni della mia infanzia li ho trascorsi in un collegio, le suore i bambini cattivelli li rinchiudevano nella cantina buia, perciò io ero particolarmente traumatizzato del buio e non mi piaceva stare nella camera oscura. Volevo fotografare la vita. Questa frase l’avevo sentita dire a Cassina, ciò mi intrippò e mi misi a studiare Storia dell’Arte. Capii che l’oggetto o il soggetto può essere studiato attraverso cinque storie, la pittura, la scultura, la poesia, il racconto, la fotografia, ma il terminale è diverso". 

 "I tuoi occhi non bastano, i tuoi occhi non sono niente se non vedi chi ti ha preceduto, caricatevi degli occhi degli altri, bisogna conoscere la cultura. Studiate!!!" e ancora: "Nei miei lavori cerco la dilatazione emozionale, cerco di suonare la musica con la fotografia, ascoltate musica, andate al cinema, andate a visitare mostre di pittura. La contaminazione è importante. Devi diventare un falco, un rapace. Non bisogna creare degli specchi, bisogna creare delle braccia aperte per accogliere lo spettatore, per farlo riflettere davanti ad una foto. Mangiate la fotografia e vomitatela con le vostre emozioni. Questa è la fotografia. Ricordatevi che le piccole gioie ripagano più dei soldi".

Al termine della conferenza, la classe V BPF assieme alla Dirigente Marina Bianchi donano un ritratto fotografico di Maurizio Galimberti realizzato in A2 con la stessa tecnica fotografica usata da Galimberti.      

 

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 15 Gennaio 2019
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