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46 anni a Wamba, Oscar Sola il medico accanto agli africani

Il ginecologo legnanese ci racconta la sua esperienza, dagli anni del liceo all'ultima immagine che ha dell'ospedale da cui è da poco tornato

L'immagine in copertina è tratta dal sito www.teatronaturale.it


Smart salute vola in Africa grazie al racconto del dottor Oscar Sola, ginecologo legnanese, appena rientrato da Wamba, nel nord del Kenia, dove per 46 anni ha prestato la sua professione alla comunità.

«Dopo aver conosciuto chi ha costruito l'ospedale di Wamba, ovvero il dottor Silvio Prandoni (rimasto in Africa, dopo essersi sposato, ndr) – racconta Sola -, ho capito che come chirurgo il mio lavoro era piuttosto limitato, mentre in Africa sapevo che avrei dovuto aggiustare una gamba rotta o cucire un ragazzo incornato da un bufalo: questo mi sembrava un giusto sfogo alla mia idea di chirurgia. Ho sempre avuto una gran voglia di girare per il mondo. Quando ero al liceo avevo già in testa l'Africa e la letteratura straniera mi ha aiutato molto nel mio percorso. I miei libri erano "Verdi colline d'Africa" e "Il vecchio e il mare" di Hemingway»

A centinaia di km da Wamba ci sono i dispensari, e a Sola piace ancora andare per dispensari, un viaggiare nel tempo perchè da Wamba vado in un posto che era Wamba un secolo prima. La posso fare anche la diagnosi ma mi piacerebbe spesso poterla curare e per questo vengono mandati a Wamba. 

[pubblicita] Dove prima c'era la Nomad Land, in cui c'erano solo nomadi, è sorto l'ospedale di Wamba che, grazie all'indotto portato, è riuscito a trasformare i nomadi in stanziari. L'ospedale di Wamba «non è quindi solo un progetto, ma, come in tutti gli ospedali, chi lo ha costruito sapeva che non doveva creare benessere, ma salute e per 60 anni l'ospedale è andato avanti con questa filosofia. A centinaia di kilometri da Wamba ci sono altrettanti dispensari, ma andare a vederli significa fare un viaggio nel tempo perchè sono come era Wamba un secolo fa: si possono fare le diagnosi, ma per curare una persona bisogna portarla a Wamba».

Come è cambiata Wamba in questi anni?: «Tragico dirlo, ma quello che ha portato avanti Wamba sono stati soprattutto gli aiuti che, con il passare del tempo, non ce ne sono più stati. Wamba da ospedale privato, dove arrivava gente da Nairobi, dalla Somalia e dall'Etiopia, è diventato un ospedale che ha bisogno di sovvenzioni governative. L'ospedale è della missione della Diocesi, ma la Diocesi non ha soldi per mantenerlo». Da chirurgo, Sola ricorda inoltre che «le sovvenzioni che arrivano a Wamba devo essere indirizzati all'ospedale e a ciò che serve per finanziare le attività mediche»

Il dottor Sola, dopo 46 anni ormai, ricorda anche quanto spesso si sia sentito impotente chirurgicamente: «Se qui (in Italia, ndr) posso dire che non riesco ad operare un certo tumore appelladomi all'aiuto di un collega, a Wamba o cerchi di fare qualcosa in scienza e coscienza, o la persona muore. Una grande difficoltà per esempio è data dalle scarse sacche di sangue che si hanno nel momento in cui si opera». 

In ogni caso, se la salute glielo permetterà, Sola volentieri tornerebbe a Wamba, soprattutto per le tante amicizie che ha creato negli anni. A Wamba ci sono diverse tombe di missionari come quella di Tiberio Mandelli, che ha costruito l'ospedale insieme al dottor Prandoni: «Ho sempre detto che se muoio non mi dispiacerebbe riposare in quella terra, sulla collina del leone che cè vicino a Wamba».

Redazione
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Pubblicato il 05 Aprile 2019
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