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Tre esposti all’ASST per trattamenti non adeguati, ma le risposte latitano

A segnalare la mancanza di risposte, il Centro per il diritto alla salute - L'ASST sta facendo la verifiche del caso...

Tre donne che ritengono di aver ricevuto un trattamento sanitario non adeguato, tre esposti per segnalare l'accaduto all'ASST Ovest Milanese e tre risposte che ancora si fanno attendere: è questa la denuncia che arriva dal Centro per il diritto alla salute, che nei mesi scorsi ha raccolto i racconti delle tre donne e le ha aiutate a redigere le relative istanze.

Nel primo caso, chi presenta l'esposto lamenta di non aver mai ottenuto una diagnosi precisa nonostante tre accessi al pronto soccorso dell'Ospedale di Legnano e tre successivi ricoveri nel reparti di urologia tra agosto e dicembre 2015. In quei mesi, dosi massicce di antibiotici e numerosi accertamenti strumentali, e tanto stress psicologico. Poi, finalmente, a fine dicembre 2016 una diagnosi puntuale, e a marzo l'intervento risolutivo. Ma all'Ospedale di Busto Arsizio, non al nosocomio cittadino.  

Nel secondo caso, tutto ha inizio da una diagnosi di fibrillazione atriale formulata dal reparto di cardiologia dell'Ospedale di Legnano, con conseguente prescrizione di una terapia a base di anticoagulanti, regolarmente assunti da giugno a settembre. Poi, la visita da uno specialista del San Raffaele di Milano, che ha ribaltato il "verdetto": extrasistolia e non fibrillazione atriale, curabile senza ricorrere ad anticoagulanti e quindi, secondo quanto lamenta la paziente, senza esposizione al rischio di emorragia.

Nel terzo ed ultimo caso, "protagonista" una donna di 89 anni, vittima di una caduta accidentale in casa e conseguentemente trasportata al pronto soccorso dell'Ospedale di Cuggiono. Lì, la diagnosi di trauma lombare e sacrale e la dimissione. Il dolore però non passa, e la donna torna in pronto soccorso, dove ritrova il medico del giorno precedente, che ancora non ritiene di valutare la sua condizione encefalica. Intervento che sarà posto in essere solo al cambio di turno da parte del clinico subentrante, con conseguente accertamento della presenza di un ematoma sottodurale, sospensione degli anticoagulanti e ricovero.

Queste sono le storie delle tre donne che il Centro per il diritto alla salute ha aiutato per la redazione degli esposti, presentati all'ASST rispettivamente in data 3 ottobre, 21 ottobre e 30 novembre 2016, così come ce le ha raccontate l'associazione che le sta sostenendo nella loro ricerca di risposte.

«Abbiamo deciso di rivolgerci alla stampa locale perché ci aiuti a sbloccare la situazione – spiegano dal Centro per il diritto alla salute -. La risposta è dovuta obbligatoriamente, ai sensi della legge 241/1990 e deve avvenire, in forma scritta, entro trenta giorni dalla presentazione dell’esposto. Così recita la normativa».

«Ci spiace per i ritardi nelle risposte ai tre cittadini, che hanno contattato il nostro Urp – è la replica dell''ASST –. Tali ritardi traggono origine da due motivi: indagini molto accurate, che comportano l'ascolto di tutte le figure coinvolte nei casi. Tale ascolto, proprio per la complessità del lavoro ospedaliero (che prevede urgenze, turni, etc) non può essere sempre realizzato in tempi rapidi. In secondo luogo un riassetto degli uffici, e in particolare quelli delegati al rapporto con il pubblico. Siamo consapevoli – concludono dall'Azienda Socio Sanitaria Territoriale – che i cittadini chiedono risposte chiare, precise e soprattutto rapide alle segnalazioni di sanità che riguardano i loro cari. Ci stiamo lavorando».


(m. tajè) – L'ospedale di Legnano è una struttura seria. Non lo mettiamo in dubbio, Assolutamente. Siamo sicuri che questi casi riceveranno una risposta in ogni dettaglio. Se non pubblicamente, almeno ai diretti interessati sarà data. Ma si faccia presto. Non possiamo pensare che la comunicazione sanitaria viaggi più lenta di una lumaca. C'è chi aspetta da 6 mesi.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Marzo 2017
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