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È possibile parlare della morte ai bambini?

Buongiorno dottoressa sono la mamma di una bambina di 7 anni e le volevo porre un quesito: l’altro giorno è morto il canarino che avevamo comprato alla nostra bambina diversi anni fa. Io e mio marito abbiamo pensato di sostituirlo con un esemplare praticamente identico sperando che nostra figlia non si accorgesse della differenza. Ed in effetti così è stato e se anche se ne fosse accorta, non ce l’ ha detto. Abbiamo pensato che questo potesse essere il modo migliore per non farla soffrire.

Io però non sono più sicura di aver fatto la cosa giusta, mi sono venuti dei dubbi.

Avrei dovuto agire in un altro modo?

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Gentile signora, credo che la sua reazione e i suoi dubbi siano del tutto normali e sottolineano la fatica e il disagio che ogni genitore sperimenta quando il proprio figlio si trova di fronte, forse per la prima volta, ad una esperienza luttuosa. Anche la morte di un canarino espone il bambino ad una nuova esperienza ed inevitabilmente suscita domande e interrogativi ai quali ogni genitore desidererebbe rispondere senza creare eccessive paure.

Accantonare il problema però o cercare “rimedi” nel tentativo di per sé buono, di proteggere l’altro dal dolore,  non equivale a risolverlo ma semplicemente a rimandarlo nel tempo. E spesso proprio quegli stessi tentativi fatti per  tentare di evitare la sofferenza dell’evento luttuoso, rimandano al bambino l’idea che ci sono alcune cose di cui  e’ meglio non parlare. Ma questi “non detti” rischiano di allontanarci dal reale lasciando così spazio a fantasie e fantasmi che accrescono le paure piuttosto che metterle a tacere. Quando un bambino pone una domanda e non trova risposta o “mezze risposte” tenta allora di trovarle da sé, creando spesso confusione nella propria mente e arrivando a risposte ancora più angosciose.

Ciò che permette di superare un’esperienza luttuosa non è la negazione della stessa ma la sua elaborazione che può avvenire solo attraverso risposte di verità.

 

E’ altresì vero che la consapevolezza del significato della morte e quindi la possibilità dei bambini di comprenderla fino in fondo si lega principalmente al concetto di irreversibilità: concetto che i bambini acquisiscono intorno ai  5-6 anni per cui può succedere che i bambini fino a quell’età si immaginano che la persona scomparsa possa, magari dopo un periodo di assenza, tornare indietro.

Quando i bambini si approcciano all’idea della morte possono cominciare a fare molte domande a riguardo e chiedere ad esempio se anche la loro mamma o il loro papà potrebbe morire oppure i timori potrebbero riguardare la paura della loro stessa morte.

In questo caso è importante porsi di fronte al bambino con un atteggiamento di accoglienza e rispondere cercando di essere il più possibili sereni, magari ricordando al bambino che si muore quando si diventa molto vecchi, che accadrà a tutti ma spostando molto in là l’evento nel tempo.

Spesso noi adulti evitiamo di affrontare certi temi perché spaventano anche noi e ripropongono anche a noi quesiti e interrogativi che, in fin dei conti, accompagnano la vita dell’uomo. Ma ciò che può essere fonte di disagio per noi non necessariamente lo è per i nostri figli soprattutto se trovano un genitore disposto al dialogo e all’ascolto e capace di rassicurare. Non è necessario dare troppe risposte complicate perché ai figli bastano risposte semplici ma sincere.

Per i genitori religiosi il compito può apparire più semplice perché l’idea di una vita dopo la morte assume degli elementi forti di consolazione: la certezza che un giorno ci si rivedrà e che le persone ai noi care giungono in un luogo dal quale vegliano su di noi.

Più faticoso forse per i genitori laici ma che possono comunque consolare il figlio ricordando che anche la persona che scompare continua a vivere nei nostri cuori e nel ricordo.

Quindi è importante da una parte rispettare i tempi del bambino, il suo sviluppo e disporsi in attesa delle sue domande senza imporre forzature; ma allo stesso tempo di fronte a degli accadimenti che li riguardano da vicino non possiamo sottrarci alla richiesta di dialogo e di incontro.

Sostituire il canarino significa cancellare la morte come parte della vita, significa trasmettere che tutto è sostituibile e che le separazioni anche quelle definitive, non sono gestibili e superabili. E’ invece fondamentale che il bambino , protetto  e sostenuto dall’affetto dei propri genitori, sperimenti anche questo passaggio inevitabile.

Dott.ssa Silvia Facchetti, Psicologa Psicoterapeuta

 

Studio di Psicologia dott.sse Basilico, Facchetti, Munaro

www.studiodipsicologia.mi.it

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Redazione
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Pubblicato il 04 Giugno 2017
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