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Confini violati

Mi capita spesso di parlare di coppie in questa rubrica...

Mi capita spesso di parlare di coppie in questa rubrica, e mi sento ancora oggi di farlo. Sempre più spesso nella pratica clinica, capita di incontrare persone che lamentano un’intrusione all’interno della loro vita di relazione. Questa intrusione, è bene saperlo, ha mille forme: il lavoro, i suoceri, i figli, gli amici … un’amante… ovviamente alcune sono più accettabili di altre. Sembra banale ma, se c’é un confine violato, dobbiamo tenere in mente alcuni concetti fondamentali:

1. Ogni coppia, come ogni gruppo umano, ha un confine Il confine non è solo un luogo fisico che comunque deve esistere (come la casa coniugale, ma anche la camera da letto). Il confine è anche un luogo relazionale, che indica in modo chiaro chi e come sta dentro la coppia e chi e come sta fuori. Pertanto un confine definito, ma al contempo flessibile, concorre all’identità e alla solidità della coppia.

2. In un determinato momento della vita di “questo gruppo” questo confine è stato violato o è stato percepito come intrusivo qualcosa che già c’era in precedenza Non è detto che la violazione del confine sia sempre determinata dall’ingresso di un nuovo elemento. Certo questo può capitare sia nella fisiologia della coppia (la nascita di un figlio, l’aumento dei ritmi di lavoro …) che nella sua, per così dire, “patologia” (per esempio un amante). Ma spesso accade che elementi già presenti in passato siano in incerto momento percepiti come intrusivi. Questo è, per esempio, il caso della presenza di uno dei genitori all’interno dei confini della coppia. Spesso legami verticali forti, tanto da minacciare i confini di coppia, erano presenti già da tempo. Se questa presenza è stata permessa senza apparenti problemi in passato e non ora, significa che qualcosa è cambiato, o in termini quantitativi (l’intrusione è più pesante di quanto non fosse in precedenza) o nel significato stesso che questa presenza ha. La domanda sottostante è se questa intrusione ha significato una distanza posta tra i due partner oppure uno dei due è stato esautorato. Pertanto la violazione del confine ha significato una distanza oppure è un problema di ruolo?

3. Qualcuno ha “permesso” l’intrusione, spesso non sentendola tale. Può accadere che entrambi i partner abbiano più o meno volontariamente favorito l’intromissione di un terzo nella coppia, oppure che uno solo dei due l’abbia premessa. In quest’ultima situazione la criticità dell’invasione è maggiore. Infatti il problema si complica, non solo data la presenza di un elemento che disturba i normali compiti di una coppia, ma anche perché viene messo in discussione lo stesso patto di alleanza tra i due partner. Infatti…

4. … l’altro ha segnalato la violazione del confine e l’illegittimità del permesso concesso Il rischio è che l’aver permesso un’interferenza all’interno dei confini di coppia sia avvertita non come “presenza per” ma come “presenza contro”, ovvero screditante nei confronti del ruolo del partner. Spesso chi ora lamenta l’intromissione come illegittima non considera che …

5. … c’era uno spazio, che ha permesso l’ingresso di un terzo elemento nella coppia che ora non è facilmente “eliminabile”. Se non ci fossero stati “spazi liberi tra la coppia” non ci sarebbe stata alcuna intromissione. Entrambi i coniugi hanno concorso a far sì che il confine fosse violato, direttamente o indirettamente.

Il concetto non è semplice, me ne rendo conto. La violazione di un confine è causa e, al tempo stesso causato da crisi, mette in evidenza la necessità di un cambiamento. Spesso tale circostanza spinge la coppia alla decisione di rivolgersi ad un terapeuta che aiuti non a ristabilire i vecchi confini, che violati hanno mostrato la loro inefficacia, ma a costruirne e pattuirne di nuovi.

Come sempre per qualsiasi domanda, commento o chiarimento vi invito a scrivermi

Stefano Landoni
Psicologo Psicoterapeuta

info@studio-landoni.it
www.studio-landoni.it

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 05 Settembre 2016
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