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Piscina di Cerro Maggiore, data chiave il 13 marzo

L'assessore Bocca e il consigliere Alberti commentano la assemblea pubblica di ieri, mercoledì 30

Cerro Maggiore rischia di dover sborsare oltre un milione e mezzo di euro per la piscina comunale. Data chiave sarà il 13 marzo, scadenza entro la quale NAM, realtà che ha realizzato e gestisce la struttura, dovrà pagare il debito all'istituto Credito sportivo. In caso contrario dovrà intervenire il Comune, garante di Nuoto Alto Milanese. La situazione era emersa durante il consiglio comunale di dicembre e ieri, mercoledì 30, l'amministrazione ha convocato una assemblea pubblica per esporre nei dettagli la vicenda ai cittadini.

«Abbiamo voluto far chiarezza sulla vicenda e sui potenziali disagi che i fruitori della piscina potrebbero patire fintanto che la questione non verrà risolta spiega l'assessore al bilancio Matteo Bocca -. Sin dal primo giorno del nostro insediamento, con l'aiuto del consigliere Alberti, abbiamo iniziato a verificare le carte relative alla piscina». A fronte di una situazione definita «intricata», il Comune si è mosso per cercare di trovare una soluzione alla vicenda. Nel frattempo il Credito sportivo ha richiesto il pagamento di 1,6 milioni a Cerro. L'amministrazione ha poi avuto conferma che NAM, come ulteriore operazione di finanziamento, nel 2014 ha venduto il diritto di superficie della piscina a Monte dei Paschi di Siena con una operazione di leaseback. Questo, come illustra l'assessore Bocca, apre tre scenari: «Monte dei Paschi accetta di rilasciare il diritto di superficie ed il Comune indice una nuova gara per un nuovo gestore (La piscina potrebbe rimanere chiusa temporaneamente); Monte dei Paschi non rilascia il diritto di superficie e inizia una trattativa con il Comune per continuare la gestione o Monte Paschi non rilascia il diritto di superficie ed inizia una causa civile che potrebbe comportare la chiusura della piscina».

«Finanziariamente la storia è questa, ma le domande politiche sono moltissime, perché non doveva succedere tutto questo – sferza invece il consigliere delegato alle partecipate Franco Alberti – Come è stato possibile concedere una garanzia pubblica di oltre un milone di euro ad un'azienda privata senza rivedere la possibilità che l'azienda stessa potesse anche vendere il diritto di superficie dell'area a terzi? Perché, nonostante le problematiche, non sono state richieste le penali previste? Perché, nonostante tutto, ci si ostina ad affermare che l'operazione potrebbe essere un affare per il Comune?».

Redazione
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Pubblicato il 31 Gennaio 2019
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