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Le mirabolanti indagini di Perveen Mistry, la prima donna avvocato di Bombay

Sujata Massey è una giovane scrittrice

Le vedove di Malabar Hill
di S. Massey
ed. Neri Pozza
€ 18,00


Sujata Massey è una giovane scrittrice, figlia di madre tedesca e padre indiano. Le sue origini, insieme a una buona dose di curiosità dovuta al mestiere di giornalista, l'hanno portata a fare ricerca sulle prime avvocatesse indiane: Cornelia Sorabji, prima donna a frequentare legge a Oxford nel 1892, e Mithan Tata Lam, prima donna ammessa al foro di Bombay nel 1923.  Da questi studi è nato il personaggio di Perveen Mistry, formidabile investigatrice che si muove nella Bombay degli anni 
Venti, una metropoli abbagliante in cui suoni, odori e colori di mille comunità danno vita a un luogo dall’anima unica e irripetibile.

1921. Figlia di una rispettabile famiglia parsi, Perveen Mistry è da poco entrata a far parte dello studio legale del padre, situato in un elegante edificio nel quartiere del Fort, l’insediamento originario di Bombay. Laureata in legge a Oxford, oltre alle funzioni di procuratore legale, la giovane donna svolge anche quelle di segretaria, traduttrice e contabile. La sua posizione è di certo privilegiata: nessun altro studio legale in città, infatti, sarebbe disposto ad assumere un’avvocatessa. Incaricata dal padre di eseguire il testamento di Mr Omar Farid, un ricco musulmano che ha lasciato tre vedove, Perveen si trova al cospetto di tre "purdahnashin", donne che non parlano con gli uomini e vivono in isolamento, musulmane ricche e in clausura che potrebbero rappresentare un’eccellente opportunità professionale. Sfogliando, tuttavia, il carteggio relativo all’eredità, qualcosa di strano salta agli occhi dell’avvocatessa: in una lettera scritta in inglese, Faisal Mukri, amministratore dei beni della famiglia Farid, comunica che, su espressa richiesta delle tre donne, la rendita che spetterebbe a ognuna di loro, va devoluta al "Wakf", un fondo di beneficienza. Una richiesta davvero singolare, considerato che le tre vedove rinuncerebbero così ai loro unici mezzi di sostentamento dopo la morte del marito; una richiesta, inoltre, che due delle firme apposte alla lettera, pressoché identiche, rendono a dir poco sospetta. Convinta che le tre vedove stiano subendo il raggiro di un uomo senza scrupoli, 
Perveen si reca a casa Farid per appurare la veridicità di quel documento. Giunta però nella ricca dimora del defunto Mr Farid, si imbatte nel corpo senza vita dell'amministratore. Dalla sua gola sporge un coltello argenteo e il sangue inonda la nuca e il collo. Che anche le tre purdahnashin siano in pericolo di vita? O magari quelle donne nascondono più di una sorpresa?

Coinvolgente e divertente, questo romanzo ha il pregio di essere, oltre che un piacevolissimo giallo, un'ottima ricostruzione della Bombay "inglese" del Primo Novecento, in cui l'anima indigena deve convivere con modi e usi che non le sono congeniali, ma che sono ormai la norma.

Delizoso.

Amanda Colombo – Galleria del Libro

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 29 Settembre 2018
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