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“Diversamente praticanti”: il nuovo inno alla Fede dal Monastero

29 Aprile 2020

Dal Monastero del Carmelo una nuova lettera che non vuole inserirsi nella polemica tra CEI e Governo, ma vorrebbe indirizzare lo sguardo della gente verso le cose positive che questo periodo ha fatto emergere. La proponiamo con piacere e con la convinzione che permette di riflettere sulla Fede oggi, in tempo di Covid-19


Ubi fides, ibi libertas. Questa frase latina stampata su una delle ultime pagine del Breviario che usiamo tutti i giorni per la preghiera, afferma che dove c’è la fede c’è la libertà, o ancora la fede rende liberi.

In questi giorni già difficili per conto loro, si sono aggiunte come “pasto” interessante per i media, le affermazioni e le parole della CEI da una parte, e del Papa dall’altra sull’opportunità o meno di riprendere la celebrazione delle Messe. Neanche fossero due squadre per cui schierarsi e fare il tifo.

Vorremmo invece distogliervi da questo “gioco pericoloso”, per portarvi a considerare altro.

Con il decreto legge del 26 aprile presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, inizia dal 4 maggio un nuovo periodo di comportamento per i cittadini. Come comunità ci siamo ritrovate per prendere le nostre decisioni su come adeguarci a questa nuova fase rispettando il decreto del governo, tenendo fede e mantenendo coerenza con quanto affermato nella nostra lettera alla redazione di Legnanonews dal titolo: “A tavola con noi”.

Partiamo dal titolo che abbiamo dato a questo scritto “Diversamente praticanti”. Abbiamo parafrasato quanto l’ex cappellano delle carceri di Busto Arsizio, don Silvano Brambilla, dice di noi e dei carcerati che vivono in situazioni simile alla nostra di reclusione, la prima frutto di una scelta, forzata la seconda. Don Silvano chiama i carcerati “Diversamente liberi” e noi “Diversamente carcerate”. Usare il titolo: “Diversamente praticanti” ci sembra interessante e intrigante perché potrebbe racchiudere molto dell’esperienza che questo tempo ci ha costretto a vivere. Tempo di costrizione che però ha potuto essere, è e sarà anche scrigno di tesori sepolti.

Una delle prime ricchezze che si sono scoperte è stata la possibilità di “Ri-significare tutto”, o almeno molto di quello che è la prassi religiosa solita.

L’assenza della celebrazione eucaristica con la partecipazione del popolo che a noi tutti manca molto e che non può essere in alcun modo sostituita dall’ascolto attraverso i mezzi di comunicazione, questa assenza poteva costituire l’occasione per valorizzare la presenza reale che non è solo nell’Eucarestia, ma anche nella Parola di Dio. Perché non sfruttare l’assenza della Messa per valorizzare invece la Parola di Dio offrendo ai credenti mezzi e sussidi per renderla frequentazione quotidiana in famiglia?

La necessità della preghiera nelle proprie case ha svelato anche un’altra ricchezza e cioè la riscoperta della chiesa domestica, della preghiera in famiglia, dell’importanza del ruolo dei laici.

Un’altra ricchezza che è a fondamento del rapporto con Dio, è stata la comprensione che senza un rapporto personale con Dio, con Gesù, la preghiera diventa solo un esercizio di lettura o di partecipazione fisica passiva.

Scusate la domanda rivolta solo ai cristiani cattolici praticanti, ma voi, durante la giornata, nei vostri pensieri, nelle vostre decisioni, nei vostri affetti dove lo mettete il Signore? È solo il proprietario e l’abitante della chiesa, della cattedrale che va riverito la domenica andando a Messa per adempiere il precetto festivo?

E se invece Dio fosse tra noi, nascosto o anche manifesto nelle faccende di ogni giorno, nel nostro lavoro, nei nostri rapporti, nelle nostre beghe quotidiane?

San Paolo nella prima lettera ai Corinzi 3, 16 indica un altro tempio: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”

Queste sono alcune delle ricchezze che possiamo aver scoperto in questo tempo. Ce ne sono sicuramente altre, ma ci fermiamo qui. Vorremmo chiudere con un brano molto famoso, la lettera a Diogneto, scritta nel II secolo, dove vengono descritti i primi cristiani. È un capolavoro e forse anche noi oggi dovremmo andare a rileggerla perché ha molto da dirci


I cristiani nel mondo 

"I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che essi seguono non l’hanno inventata loro in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, né essi si appoggiano, come certuni, su un sistema filosofico umano. 

Risiedono poi in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. 

Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno del bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono a loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio. 

Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima si trova in ogni membro del corpo; ed anche i cristiani sono sparpagliati nelle città del mondo. L’anima poi dimora nel corpo, ma non proviene da esso; ed anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo che si vede; anche i cristiani li vediamo abitare nel mondo, ma la loro pietà è invisibile. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fa’ la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. 

L’anima ama la carne, che però la odia, e le membra; e così pure i cristiani amano chi li odia. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono detenuti nel mondo come in una prigione, ma sono loro a sostenere il mondo. L’anima immortale risiede in un corpo mortale; anche i cristiani sono come dei pellegrini che viaggiano tra cose corruttibili, ma attendono l’incorruttibilità celeste. L’anima, maltrattata nelle bevande e nei cibi, diventa migliore; anche i cristiani, sottoposti ai supplizi, aumentano di numero ogni giorno più. Dio li ha posti in un luogo tanto elevato, che non è loro permesso di abbandonarlo." 

Dall'Epistola a Diogneto (Cap. 5-6; Funk 1, 317-321) 

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