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“Un grazie a chi sta lavorando per noi”

1 Aprile 2020

[pubblicita]Un grazie a chi sta lavorando per noi. Arriva dal dr. Filippo Bonzi, medico chirurgo legnanese, guarito dal Covid-19 dopo una degenza ospedaliera, la testimonianza diretta di cosa si prova nel periodo più delicato dalla malattia, delle premurose cure destinate ai pazienti, del sollievo quando si capisce che si è allontanato "il sibilo della falce". il pensiero finale va appunto ai sanitari, agli operatori impegnati in questa assistenza e soprattutto al prof. Antonino Mazzone, direttore della Medicina generale dell'ospedale di Legnano


Grazie, Dott. Antonino Mazzone, grazie a te e grazie a tutti i tuoi collaboratori, da quelli che quotidianamente sanificano anche le spondine del letto a quelli che accudiscono i nostri corpi e le nostre menti con delicatezza, rispetto e tanto amore. Ora non ti posso più considerare solo un collega di riconosciuta professionalità e umanità, ma per me, sicuramente un grande amico. Per la seconda volta mi hai accompagnato e supportato nella mia lotta per la vita. Cinque anni fa mi hai aiutato a ritrovare le risorse e le forze per uscire vincente da una prova importante. Le tue cure hanno fermato l'avanzata di una malattia che non si puo più definire incurabile. Oggi, a superare uno dei momenti piu difficili per me e più drammatici per la Nazione intera.

Quando la sera del 14 marzo ho accusato il primo episodio di febbre il sentimento che ha cominciato ad occupare il mio cervello e stata la"paura". Due giorni dopo, da un passaggio al PS, il tampone ha decretato il mio stato. Positivo al Coronavirus. In perfetto isolamento ho cercato di oppormi ai
sintomi sempre piu debilitanti. Febbre, inappetenza, tosse devastante e diarrea. La paura della insufficienza respiratoria e della disidratazione mi hanno obbligato a mettermi in macchina, posteggiarla fuori dal PS e presentarmi con la mia valigia e dire "aiutatemi ho paura". Come in una sorta di decisione dantesca la coda si e avvolta e ha decretato il girone dentro cui collocarmi. Si, perché la macchina Covid nell'Ospedale di Legnano è governata da una organizzazione eccellente, Si sono creati tempestivamente reparti speciali dove seguire i casi a seconda della gravità. Quelli che necessitano di supporto terapeutico di sostegno, quelli che hanno necessità di una respirazione assistita e quelli che hanno bisogno di una terapia intensiva più pressante.

Sono finito nel primo girone e questo è stato il primo conforto. Per nove giorni la sintomatologia non ha abbandonato il mio corpo. La presenza di infermieri di grande professionalità e di grande umanità di cui ho conosciuto solo la voce senza aver mai visto un viso o un sorriso, chiusi nei loro scafandri come venuti da altri mondi per darci una mano. Per me le persone più belle in assoluto. La tecnologia che mi ha tenuto in contatto costante con gli affetti, anche i più lontani, come il figlio e la nipotina appena nata in California. La presenza costante. anche solo per chiedere come va? del Primario Dott. Mazzone, anche di sabato e domenica. Questi elementi hanno alleggerito il decorso e hanno fatto ritrovare forza e pensieri positivi in una mente ormai tarlata da notizie sempre piu devastanti nella Nazione e anche vicino dagli altri gironi, dove purtroppo insieme ad altri anche dei miei colleghi stavano consumando la loro battaglia.

Dalla mia finestra sul cortile cercavo di capire come era la quotidianità sul fronte Sanitario. Ambulanze che andavano e venivano di giorno e di notte. Valigette di esami e tamponi a furgonate in orari preordinati e non via vai di addetti ai lavori che hanno fatto funzionare con abnegazione una macchina difficile e complessa e purtroppo anche continuo e costante andirivieni di furgoni per il trasporto delle bare di chi se ne andava senza il conforto o la parola di un parente.

Poi finalmente per me la sintomatologia ha cominciato a sfumare e mi sono reso conto di quanta fortuna mi stava soccorrendo. L'avevo sentito lontano il sibilo della falce, ma forse anche questa volta si e perso nel vento. 

Caro Antonino, io ho avuto mia mamma poco distante da casa e l'averla accudita regalandole una qualità di vita intensa e dignitosa fino a 97 anni è stato il mio modo di dirle grazie per quanto lei aveva fatto per noi per una vita intera. Capisco i tuoi sentimenti e il tuo rammarico per non poterle stare vicino in questi momenti. II mio più grande augurio è che tu possa presto poterla andare a trovare e poterla riabbracciare, gesto che tutti desideriamo poter fare anche proprio come una sorta di esorcismo in questi tempi difficili. 

Grazie Dott. Antonino Mazzone, grazie a te e a tutti i nostri colleghi e collaboratori sul fronte di questa guerra che finirà. Certo che finirà.

Con affetto e riconoscenza
Filippo Bonzi

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