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Carlo Borsani: “Più rispetto nel ricordare i morti sconfitti”

2 Maggio 2019

Non poteva restare senza commenti l'intervento del prof. Giancarlo Restelli, dopo la commemorazione di Carlo Baorsani, avvenuta lo scorso 30 aprile. Le sue considerazioni non sono passate inosservate sia gli organizzatori dell'evento, il Comitato "Legnano non dimentica", sia al prof. Alfonso Indelicato, citato nella stessa lettera dello storico legnanese, sia al Circolo Culturale Domenico Leccisi. Di seguito, le repliche pervenute in redazione


"Insomma, un corteo funebre! Mancava solo la bara di Carlo Borsani e poi sarebbe stato un perfetto funerale 74 anni dopo."
Ci dispiace che lei, prof. Giancarlo Restelli, non abbia apprezzato la serietà e il fare solenne, ma non riusciamo ad immaginare altro tono adatto ad una commemorazione simile.
In un certo senso, però, non ha nemmeno tutti i torti: in presenza della salma sarebbe stato sicuramente un corteo funebre migliore di quello che la storia ha riservato a Carlo Borsani. Infatti, per chi non lo sapesse, i partigiani per cui il professore prova estrema simpatia ne fecero sfilare il corpo esanime su un carretto della spazzatura per le vie di Milano, con sopra un cartello: "ex medaglia d'oro".
Certamente, comunque, avrà preferito la colorita ed allegra manifestazione del 1 maggio a Torino, dove tra un “Bella ciao” ed una “Internazionale” si è assistito a violenti scontri tra “militanti” del Partito Democratico e attivisti no-Tav. Ben altra cosa rispetto al nostro rigoroso e rispettoso corteo.
Ci fa poi estremamente piacere che abbia apprezzato la manifestazione cittadini riguardo alla giornata dei lavoratori: ne parla come se noi ne fossimo schifati, ma terrei a ricordarle che noi non abbiamo nessun bisogno ne desiderio di intralciare eventi altrui.
Per quando riguarda la Sua polemica sull'assenza di un discorso non abbiamo molto da dire: tutti i presenti ne conosco già a fondo la storia, altrimenti non sarebbero stati presenti. 
Per concludere, non ci sembra di aver mai definito Carlo Borsani "unico vero eroe di Legnano", essendo benissimo a conoscenza delle altre tre eroiche figure legnanesi.
Infine, per rispondere al suo appello affinché le si segnali "dove è ancora possibile in Italia ascoltare maschie ugole intonare con piglio romano le canzoni dei nostri bisnonni", le consigliamo www.aclorien.it

Comitato Legnano Non Dimentica


Che strano. Il Prof. Restelli solitamente misurato nei toni e nei termini, questa volta non ha parole di pietà e nemmeno di comprensione per i morti del 29 aprile. Anzi dedica loro un lungo intervento tutto nel nome di quella figura retorica che – egli lo sa bene – si chiama sarcasmo. Ora, il sarcasmo è una figura pericolosa, nel senso che se la utilizzi una tantum produce un effetto dirompente (“Godi Fiorenza poi che sei sì grande …”) ma se ne abusi, come egli fa, il tono generale del discorso diventa greve e fazioso.

Scelgo fior da fiore e commento. Quanto alle facce truci che egli ha rilevato nei giovani in corteo, e alla notazione di gran classe secondo cui mancava solo la bara di Borsani  affinché la manifestazione sembrasse un vero e proprio funerale, osserverei che probabilmente erano solo facce assorte nel ricordo dei poveri morti. Quale faccia hanno, invece, le facce delle persone di sinistra quando ricordano le loro vittime? Forse facce sghignazzanti? Forse contratte dall’odio, quell’odio che sempre accompagna molti di loro in questa vita, e che tanto a lungo covato produce – esso sì – una facies lombrosiana.

Lei asserisce che avrebbe preferito ascoltare  le canzoni del Ventennio. Ha ragione: erano belle canzoni, cantate da una gioventù che non si spinellava, che non si prostituiva ai pusher, che non bullizzava i disabili, che voleva farsi una famiglia e servire la Patria. Ma c’è un’imprecisione in ciò che Lei ha asserito. Se li avesse uditi cantare “Giovinezza”,  non si sarebbe limitato ad ascoltare le loro giovani voci, ma probabilmente li avrebbe denunciati per aver ricostituito non si sa che cosa.

Quanto agli eroi afascisti o antifascisti che Lei cita, non vi è nessun problema da parte nostra a riconoscerli come tali. Ma, vede, essi i giusti onori li hanno sempre ricevuti e li ricevono: fanfare, Sante Messe, discorsi e fasce tricolori compresi. Sono  gli altri uccisi, i morti sconfitti, che quando vengono ricordati lo sono fa fra mille distinguo e togliendosi di dosso la fascia tricolore come ha fatto il sindaco Sala ricordando il povero Ramelli, nel silenzio acquiescente della pseudo-destra nostrana.

Del resto, questo speciale trattamento ha la sua attuale utilità, e quindi non finirà mai, a meno che persone come Lei non trovino la voglia e la forza di fare un passo in una diversa direzione, e a meno che la Destra non sappia condurre in tal senso una degna operazione prima culturale che politica. Ma confesso che oggi non so quale delle due prospettive sia la più irrealizzabile. La saluto e La attendo l'anno prossimo, magari con altri toni,

Alfonso Indelicato
Insegnante di Italiano e Storia – Consigliere comunale letto a Saronno


Vi scrivo a nome e per conto del Circolo Culturale Domenico Leccisi di cui sono il Presidente.

Il 30 aprile 2019 a Legnano si è svolta la commemorazione di Carlo Borsani con un corteo.

Sull'evento avete pubblicato un articolo o meglio un commento a firma di Giancarlo Restelli dal titolo "CARLO BORSANI QUASI UN CORTEO FUNEBRE: MANCAVA SOLO LA BARA".

A nome del circolo e mio personale desidero precisare quanto segue:

Non concordo sul fatto che il sig. Restelli abbia espresso "tanti pensieri carichi di una forte ironia" ed apprezzo il fatto che nessuna offesa è stata arrecata all'Eroe, Martire, cieco di guerra Carlo Borsani barbaramente assassinato quando il conflitto era finito. Ciò che mi rammarica è constatare che il sig. Restelli rivela una caduta di stile allorchè dalla discutibile ironia passa a considerazioni e battutacce che oso definire di infimo ordine quasi volesse a tutti i costi descrivere parte dei presenti come soggetti tendenzialmente criminali dalla nascita riferimento a (Lombroso) "..poi facce truci alcuni ( non essere lombrosiano, diceva la mia maestra… aveva ragione ma qualche volta viene la tentazione), …" . Secondo il Restelli quale dovrebbe essere l'espressione dei volti di coloro che ricordano un eroe trucidato? Lo afferma il giornalista stesso: "truci", voglio sperare nel senso di espressione cupa, accigliata.

Passando al tamburo che ha accompagnato la mesta cerimonia aggiungo che forse ha ragione il Restelli laddove afferma "…un corteo funebre! mancava solo la bara di Carlo Borsani e poi sarebbe stato un perfetto funerale 74 anni dopo" avrebbe però dovuto aggiungere che probabilmente questa sensazione potrebbe avere un significato dal momento che l'Eroe, Martire, non ebbe un funerale ed il suo sudario fu una carriola con un cartello appeso al collo. Credo pertanto che su questo non si possa affermare che il Restelli ha fatto dell'ironia, semmai è scaduto a dir poco nella volgarità che certo non aiuta la gioventù a riscoprire valori calpestati da 74 anni di messaggi diseducativi comunicati di generazione in generazione dal regime che si autodefinisce "democratico" con le sue leggi liberticide.

Mi domando anche cosa abbiano a che fare "le gioiose canzoni del ventennio" con siffatta cerimonia. Qui si rasenta l'assurdo, Restelli non fa dell'ironia, semplicemente afferma sciocchezze in quanto nulla hanno a che fare le canzoni del passato regime con la tragica morte di Borsani. Certamente egli rivela una visione distorta di una sorta di nostalgismo che vorrebbe attribuire a chi si dichiara "fascista", come se il cittadino "fascista" che però rispetta le leggi del proprio Paese, fosse un invasato privo di giudizio critico che vive solo di ricordi "stereotipati"

Marinetti scrisse un libello dal titolo "parole in liberta'" un vero e proprio capolavoro futurista e di ribellione nei confronti di una società i cui valori, spesso scaduti nell'ipocrisia del tempo si volevano rifiutare ma l'immagine del fascista che insegue il migrante col manganello  è soltanto il frutto di una mente intrisa di faziosità che tenta di mascherare il proprio vero pensiero nascondendosi con la scusa dell'ironia per  strappare un sorriso agli stolti.

Signor Restelli, corra pure per le contrade alla ricerca di ciò che esiste solo nei suoi pensieri, evidentemente ha tempo da perdere .   Al sottoscritto, figlio di Domenico, nessuno può togliere l'orgoglio di ricordare con Carlo Borsani la figura   del proprio padre la cui commozione era di tutta evidenza allorchè ricordava l'Amico assassinato la cui foto con dedica ho ereditato come bene prezioso il cui valore non si misura con la vile moneta.

Quanto alla mancanza di uno "straccio di conferenziere"  si tranquillizzi signor Restelli, la nostra gioventù, che va ben oltre il nostro ristretto Circolo, conosce bene la gigantesca figura di Carlo Borsani, vittima dell'odio e della vigliaccheria di certi cosiddetti partigiani ed invece di insistere con l'antifascismo di comodo, si ponga il problema della pacificazione nazionale che è lungi dal realizzarsi ma che fu per primo un fascista a sostenere nei dolorosi anni della clandestinità allorchè Domenico Leccisi fondò il Partito Fascista Democratico.

Avvocato Gabriele Leccisi 

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