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“La storia d’Italia va studiata più che “ricordata” con striscioni estemporanei”

18 Marzo 2019

In relazione al "compleanno" dell'Unità d'Italia festeggiato da CasaPound, riceviamo e pubblichiamo le seguenti considerazione di nostri lettori


17 marzo 2019, 158esimo anniversario dell’Unità italiana.

Dite la verità: quanti lettori di Legnanonews conoscevano la data e non si sono sorpresi leggendo lo striscione esposto da CasaPound al sottopasso di Legnano?

Anch’io, dico la verità, so che cosa è accaduto il 17 marzo 1861 ma mi ero dimenticato la data. Ma nel mio caso non è una ricorrenza significativa pensando alla mia formazione politico-culturale.

Sorprende invece il silenzio non solo a livello locale ma soprattutto nazionale di fronte a questa data che dovrebbe appartenere alla nostra identità nazionale. Ma, appunto, la nostra identità è debole e l’attuale situazione politica non aiuta.

Al governo abbiamo partiti antisistema per cui una data come il 17 marzo del ’61 provoca indifferenza o rigetto. Dalla Lega Nord a trazione padana ai 5 Stelle eredi dell’ideologia borbonica per cui l’Unità d’Italia fu un danno irreparabile, tutto congiura per dimenticare.

Sorprende che anche il PD sia silente di fronte a questa data nel senso che potrebbe, per la sua storia, coniugare l’unità italiana di oggi in un quadro europeo. Ma anche qui un “silenzio assordante” espressione della crisi di questo partito, forse l’unico nell’attuale quadro politico italiano a potersi collocare in una dimensione europea.

Quindi cosa diciamo? Meno male che ci sono i fascisti di CasaPound a ricordarci la storia? La nostra storia di italiani?

Non sarei così drastico. CasaPound Legnano ricorda il 17 marzo in una prospettiva nazionalistica ed antieuropea che è ben lontana dallo spirito degli italiani più illuminati di 158 anni fa.

Cavour (il vero artefice dell’Unità) pensava alla nuova Italia in una salda alleanza con Francia e Inghilterra (a cui dobbiamo gli eventi che portarono a quella data); Mazzini ragionava di Italia in una “Giovine Europa” di nazioni libere e democratiche; Cattaneo sognava un’Italia federalista nel rispetto delle tante diversità tra le varie regioni preunitarie; D’Azeglio voleva “fare gli italiani” e avrebbe aborrito un “prima gli italiani”.

Prevalse invece il modello centralistico prussiano e un’Italia orfana dell’afflato del Risorgimento mostrerà subito il suo volto truce reprimendo militarmente la rivolta meridionale conosciuta come “Brigantaggio”; massacrerà i contadini del nord e del sud al tempo della Tassa sul Macinato; diventerà colonialista e razzista al tempo del tentativo non riuscito di conquistare l’Etiopia (marzo 1896, Adua); sparerà con i cannoni sulla povera gente di Milano che protestava per la mancanza del pane (Bava Beccaris, maggio 1898). Nel 1911, data ricordata da CasaPound, l'Italia di Giolitti si apprestava a conquistare la Libia a prezzo di massacri di arabi e campi di concentramento. Al tempo della Grande Guerra un’Italia liberale (ma senza libertà e pietà) sarà responsabile dei 650mila soldati italiani che non tornarono… e poi arriverà il fascismo (23 marzo 1919, Piazza San Sepolcro. Milano), mano armata al servizio di agrari e industriali contro i lavoratori che combattevano per i loro diritti.

Insomma, la storia d’Italia va studiata e capita più che “ricordata” con striscioni estemporanei.

E’ un invito ai giovani lenzuolisti e ai tanti altri giovani apatici dei vari partiti.

Giancarlo Restelli


Egr. direttore, buongiorno

Mi sia permessa una diversità storica.

Io, Gianmaria Galli, Repubblicano e Mazziniano Italiano, pur riconoscendo e rispettando la delibera nazionale del 17 marzo 1861 come punto di partenza della proclamazione dell'unità Italiana e momento in cui Vittorio Emanuele II assumeva il titolo di Re d'Italia, ricordo che  il 18-02-1861 si riuniva per la PRIMA volta a  Torino, il nuovo parlamento Italiano con i rappresentanti del mezzogiorno appena liberato.

Va inoltre ricordato il 108 anniversario della proclamazione del luglio 1849 della Repubblica Romana, figlia della Repubblica Partenopea e madre della costituzione delle Repubblica Italiana.

Grazie per la  cortese attenzione                                   

Gianmaria Galli

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