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Una storia di altri tempi

17 Gennaio 2019

Vorrei rubare 5 minuti del vostro tempo e regalarvi un piccolo sogno, oltre alle foto raccolte sul web che si possono trovare cliccando sul link a fondo pagina, accanto alla firma.

Mi piacerebbe prendervi per mano e farvi volare con la fantasia, anche se per poco, farvi entrare con la mente in questa storia nel passato, che però ancora oggi presente è reale più che mai.

E’ la storia di una piccola città in crescita vertiginosa, una città che contava già poco più di 30.000 abitanti negli anni '40. La storia di una Legnano di altri tempi, una Legnano che non esiste ormai più. La storia di una città che era pronta per crescere ma si è dovuta fermare con la Guerra appena iniziata (parliamo sempre del '40). Una città che voleva primeggiare tra il tessile ed il meccanico.

Pensiamo alle grosse realtà nate anni prima nel legnanese, il Cotonificio Cantoni, il Cotonificio Dell'Acqua, la Franco Tosi, la Manifattura di Legnano, le Industrie Elettriche Legnanesi, la De Angeli Frua, la Mario Pensotti, la Fratelli Gianazza, la tintoria Agosti, la tintoria Giulini & Ratti ed altre che davano lavoro alla città intera e a tutti i comuni limitrofi. Da fonti statistiche tra il 1950 e il 1960 più del 65% degli abitanti era impiegato nelle aziende della città, il restante era impiegato nelle aziende terziarie nei comuni limitrofi oppure lavoravano con piccoli telai o macchinari nelle cantine della propria abitazione. In quegli anni quasi il 90% degli abitanti (esclusi ovviamente i bambini minori di 14 anni e le casalinghe) lavoravano in una azienda. Un numero impressionante di persone, oggi impossibile da realizzare.

La voglia di questa città era talmente forte che mentre la guerra "obbligava" gli stabilimenti a convertirsi a fabbriche d'armi e l'industria tessile a confezionare uniformi, sacchi a pelo e coperte militari, la maggioranza, di nascosto in reparti separati, continuavano la produzione normale, per essere pronti al termine della guerra con i lavori e le vendite.

Questa era la Legnano dell'epoca, che davanti a se aveva un piccolo baratro della regressione post guerra ma che aveva voglia di rialzarsi, cosa che accadde solo dopo il 1946, con la costruzione della nuova rete fognaria ed elettrica. Di iniziare una seconda rivoluzione industriale ed economica, di una nuova vera esplosione di manifatture, di aziende tessili e meccaniche, una Legnano che ha sempre voluto “emergere” e distinguersi.

Mio padre, nato proprio verso la fine del 1940, mi ha sempre raccontato da piccolo molte storie della sua infanzia. Storie che nella mia mente han creato sogni ed immagini degne dei film più nostalgici degli anni ’80.

Lui, nato e cresciuto proprio in quegli anni a Legnano, abitava con i genitori e fratelli nel cortile delle “case del gas” nel rione di "Sant’Ambros”, dove all'epoca tutto attorno c'erano solo prati, cascine e la Franco Tosi.

Dove subito dopo la collina di San Bernardino passava regolare fischiando il treno, dove c’erano solo spazi aperti, prati e campi dove ora ormai troviamo solo strade, palazzi e case (lo diceva già Celentano).

Immagino con la fantasia le strade percorse da pochissime o quasi nessuna auto e di donne e uomini adulti tutti vestiti plissettati, con giacche e cravatte, con cappotti pesanti d’inverno e con i bambini che correvano, giocavano e camminavano per la strada, come si vedono oggi solo nei vecchi film di Stanlio e Ollio o di Charlie Chaplin.

Del suono acuto delle sirene che fischiavano al pomeriggio, annunciando che era finita la giornata lavorativa nelle fabbriche e tutti i bambini correvano dai prati alle strade sterrate a guardare il fiume dei lavoratori che usciva dai cancelli e si riversava a piedi o in bicicletta per le strade e scendeva da via Alberto da Giussano giù verso il cimitero o per il Corso Italia fino in centro.

Delle persone che si incontravano ogni giorno in Piazza San Magno dove allora veniva fatto il mercato centrale, per trovarsi, parlare, comprare cibo o semplicemente per fare quattro passi.

Del periodo durante la guerra, dove gli adulti più temerari e coraggiosi, ma anche disperati (si rischiava la fucilazione sul posto), tra cui il mio nonno paterno, di nascosto partivano con il treno verso il Veneto per cercare di recuperare carne, sacchi di zucchero, sale o altro, perché mancava tutto ed era veramente un periodo di stenti e qui da noi non si trovava nulla.

Dei rifugi anti bombe sotto le case, nelle cantine dei palazzi, dove ci si nascondeva al primo allarme tutti indistintamente insieme.

Dei giochi per strada, semplici ma divertenti. Dei tuffi, dei bagni e delle gare di pesca nel fiume Olona, che era ovviamente all'epoca limpido e trasparente e scorreva a cielo aperto nella città. Delle “guerre” tra bande di ragazzi, attorno al Castello, nei fossi che costeggiavano sempre l’Olona.

I più “cattivi” e ribelli, armati di “tirasassi”, che sfidavano gli altri gruppi che “scendevano” dal quartiere "Olmina" (ora Legnarello) o dalla "Ponzella" (ora San Bernardino).

Delle loro giornate intere a giocare e correre in mezzo ai prati fino a ridosso della montagnetta accanto al cimitero, dove in cima passava il treno e dove ora c’è la strada con il sottopasso verso San Giorgio su Legnano.

Quando ci ripenso, mi immagino sempre queste scene nella mia mente come un incrocio di film visti e amati per esempio quelli basati sulle novelle di Stephen King "Stand By Me" o "IT".

Sono stati sicuramente tempi duri e difficili e la vita non era semplice in quel periodo, prima, durante e dopo la guerra.

La vita era difficile, non sicuramente comoda come l'abbiamo conosciuta noi, nati negli anni '70. Molto probabilmente molte persone di oggi allora non sarebbero nemmeno riuscite a sopravvivere (la mortalità infantile era altissima) basti pensare alle varie malattie e di come oggi vengono combattute con i farmaci che in quegli anni non esistevano.

Molti avevano poco o niente, si faceva fatica per tutto e si era spesso anche al freddo durante l’inverno e ricordiamoci anche che la maggioranza delle persone avevano i sanitari in comune nei cortili.

Si viveva per la maggioranza in questi grossi cortili, in grandi case di corte. Immaginate e pensate, se avete visto qualche volta "i Legnanesi", come vengono rappresentate le loro storie, le battute comiche e le loro parodie. Beh, quelle sono inventate, ma sono solo un poco più romanzate del vero, la vita e le storie erano proprio così come le vedete.

Pensando a questo, immaginando quell'epoca, credo comunque che forse ci siamo smarriti durante la crescita, durante la strada che abbiamo percorso in questi ultimi quasi 80 anni, qualcosa abbiamo perso.

Abbiamo perso un grosso pezzo di anima della nostra città, il cuore di una creatura che sognava di diventare grande ma ormai oggi è diventata “come tante altre”.

Credo proprio che come si divertivano allora i bambini per esempio a far girare i cerchi per strada o a rincorrere i carri che passavano e come si rideva quando si vedeva passare una automobile che viaggiava alla folle velocità di 15/20 chilometri all'ora…beh, credo che questo purtroppo non potrà sicuramente più accadere oggi.

Peccato…

Alessandro Gasparri – amnesys.org

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