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“Zone 30”: i miti da sfatare, secondo Fiab

22 Ottobre 2018

Volevo dare alcune informazioni riguardo alla lettera giunta alla vostra gentile redazione, riguardo al diniego di introdurre nel Comune di Legnano “ ZONE 30” su alcuni tratti viabilistici. Queste brevi punti sono frutto di seri e comprovati studi effettuati da urbanisti e tecnici facenti parte del gruppo tecnico della  FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA che da trent’anni ad oggi lavora per incentivare la mobilità sostenibile nelle nostre Citta’. Prediligendo la bicicletta riscontrando in questa una valida alternativa all’uso dell’auto privata nei nostri territori quasi completamente pianeggianti.

Un primo  grande malinteso:

le zone 30, o il limite generalizzato, rendono inutili (o dannose) le piste ciclabili? Neanche di lontano: la loro realizzazione, in rete ed in continuità, è indispensabile proprio su quella viabilità principale che resta fuori dal 30 km/h, e che richiede dunque separazione dei flussi e maggiori tutele per le bici. Come infatti si fa nelle città europee che hanno già raggiunto alte quote di spostamenti in bici e relegato l'auto ad un ruolo secondario

Fra le bufale spesso rilanciate da chi vuole mantenere lo status quo c'è quella sull'inquinamento, che secondo questi buontemponi aumenterebbe riducendo la velocità: basterà consultare un librino di fisica del liceo per rendersi conto della colossale scemenza.

30 KM/H: PREGIUDIZI DA SFATARE

Inserire il limite di velocità a 30 km/h in tutte le strade è da pazzi. Probabilmente sì e, infatti, quello che chiediamo non è l'inserimento del limite di 30 km/h in TUTTE le strade, ma in tutte le aree urbane, lasciando la libertà quindi al sindaco di ciascuna città di decidere quali strade siano da tenere a 30 km/h e quali no.

Il limite di 30 Km/h è inutile poiché nessuno lo rispetterebbe. Il cartello di 30 km/h è un primo segnale che, indirizzato al guidatore, avverte del comportamento corretto da adottare. Coloro che rispettano il limite tendono necessariamente a influenzare anche coloro che viaggiano dietro di loro. L'esperienza in Italia e all'estero dimostra che con il passare del tempo, l'abitudine a schiacciare sull'acceleratore tende a scomparire, soprattutto in quelle strade in cui si effettuano interventi di moderazione del traffico.

Il limite di 30 km/h è solo un altro modo per i comuni di “fare cassa”. La normativa vigente prevede che ogni autovelox debba essere opportunamente visibile e segnalato con un cartello posto almeno 80 metri prima della rilevazione. Se qualcuno procede a velocità talmente elevata da non riuscire a scendere sotto i 30 km/h in 80 metri di frenata, forse una contravvenzione se la merita no?

Il limite di 30 Km/h aumenta ulteriormente i tempi di percorrenza. Un po' sì, ma il ritardo è molto minore rispetto a quello che generalmente si crede. L’esperienza mostra che per percorrere 500 metri all’interno di una zona 30 si impiegano solo 5.10 secondi di più rispetto allo stesso percorso con il limite di 50 km/h. Per perdere un minuto di tempo, occorre percorrere almeno 6 km. In ogni caso, non dimentichiamoci che nelle nostre città la velocità media è di 15 km/h, 8 km/h nelle ore di punta (fonte: Confcommercio 2016).

Introdurre il limite di 30 km/h ha un costo elevato, basti pensare alla necessità di modificare la segnaletica stradale. L'incidentalità stradale in Italia costa, solamente in termini economici, 30 miliardi di euro ogni anno. Sicuri di voler parlare di costi economici?

Le continue frenate e accelerazioni aumentano il carico ambientale e il rumore. Non è vero. Le esperienze fatte finora dimostrano il contrario: nelle zone 30 le velocità massime sono nettamente minori. Il traffico è complessivamente più lento e regolare, con meno colpi di gas, rallentamenti e tempi di attesa: questo riduce sia il consumo di carburante che l’emissione di sostanze nocive.ù

La “velocità 30” dà agli utenti della strada un falso senso di sicurezza. Non è vero. Il traffico stradale rimane comunque una fonte di pericolo: molto difficile che qualcuno sia indotto a fare meno attenzione. In ogni caso, tutte le persone coinvolte in eventuali situazioni di pericolo hanno il vantaggio del minor spazio d’arresto necessario per frenare e nel caso di collisione, a 30 Km/h le conseguenze sono decisamente meno gravi che non a 50 km/h.

I bambini che abitano in zone con traffico moderato non riescono più ad adattarsi alle strade normali e quindi sono in pericolo. Non è vero. I bambini devono comunque fare attenzione al traffico e imparare a essere prudenti. La grande differenza è che, guidando piano, i conducenti possono prestare più attenzione ai bambini. Inoltre, uno spazio vitale adatto ai bambini ne favorisce lo sviluppo sociale e psicomotorio.

I trasporti pubblici non sono compatibili con le zone 30. Se questo fosse vero, molte città del centro Europa (Londra, Parigi, Berlino) sarebbero sprovviste di autobus e tram. Anche per quanto riguarda i tempi di percorrenza dei mezzi pubblici, quello che influisce maggiormente sui tempi di percorrenza sono soprattutto il numero delle fermate, i nodi stradali e il tracciato della linea.

Roberto Meraviglia, Fiab Canegrate

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