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Le FFAA regolari italiane e il loro contributo alla Liberazione

24 Aprile 2018

Da alcuni anni osservo con attenzione innumerevoli articoli di varie testate che scrivono riguardo al periodo storico definito “Il secondo Risorgimento d'Italia” che più comunemente è chiamato
“Guerra di Liberazione 1943-45”.
Nonostante le nostre attività svolte sul territorio bergamasco, in ricordo dei reduci delle FFAA
Regolari, che abbiamo più volte comunicato a vari organi di informazione, ho notato un forte disinteresse ed indifferenza.
Anche con una certa risonanza mediatica gli unici articoli che raccontano fatti e personaggi della
Guerra di Liberazione ricordano solo una parte della storia: le sorti degli I.M.I., le vicissitudini
delle tragiche ritirate o sconfitte militari e le attività partigiane.
Oltre a questo manca però un altro tassello che completa in modo corretto la storia: il contributo
materiale e morale dei Reparti Regolari delle rinate FFAA italiane dopo l'8 settembre 1943.
Dopo il prevedibile ed iniziale sbandamento dovuto all'armistizio il Governo legittimo con a capo il
Re riuscì a costituire non solo l'Esercito (con la prima Battaglia di Montelungo l'8 e 16 dicembre
1943 ad opera del I°Raggruppamento Motorizzato forte di 5.000 uomini) ma tutte le FFAA che
combatterono, come cobelligeranti, in concerto con le truppe Alleate in Italia.
Molti Reparti rimasero compatti al giuramento prestato alle Istituzioni Italiane e iniziarono da
subito la Resistenza contro il tedesco invasore (ricordo su tutti il LI° Btg Bersaglieri A.U.C. ed i
Reparti della LEGNANO).
Nella primavera del 1944 il I° Raggruppamento Motorizzato aumentò l'organico a circa 25.000
uomini cambiando denominazione in Corpo Italiano di Liberazione; la sua attività bellica portò alla
liberazione dell'Italia centrale: la zona delle Mainarde per poi passare sul versante adriatico
liberando Teramo, Chieti, Sulmona, l'Aquila, Macerata, Fano, Ascoli Piceno, Urbino, Cagli, Jesi, 
Urbania, Peglio, Filottrano, Musone, Pergola fino alla Linea Gotica.
Dopo i brillanti successi del C.I.L. nacquero da esso i 6 Gruppi di Combattimento: Folgore,
Legnano, Piceno, Friuli, Mantova e Cremona per un totale circa di 65.000 uomini che avrebbero
avuto il compito di agire in modo risoluto nell'offensiva di primavera del 1945.
Sfondata la Linea Gotica i reparti italiani si irradiarono nella pianura padana: il Legnano e la Friuli
liberarono Bologna il 21 aprile supportati dal Folgore mentre il Cremona si diresse verso Venezia.
Il Legnano passando per Mantova e Brescia (29 aprile) entrò in Bergamo il 30 aprile 1945 con un
plotone di bersaglieri (Btg Goito) comandati dall'allora S.Tenente Edoardo Cristofari prendendo
possesso della città: evento testimoniato dal monumento eretto dall'Esercito nell'ex campo sportivo
militare Gen. Utili di via Baioni (la cui manutenzione e cura è stata omessa da 1997 da parte del
Comune di Bergamo).
I militari caduti dei Reparti Regolari delle FFAA durante i 18 mesi di guerra furono circa 87.000 ed
a fine conflitto gli uomini impiegati furono più di 500.000 senza contare le Divisioni Ausiliarie di
circa 160.000 uomini (la 205°, 209°, 210°, 227°, 228°, 230°, 231°, ed il Comando Italiano 212), la
Regia Marina (83.000 uomini), la Regia Aeronautica (31.000 uomini), la Guardia di Finanza (3.000
uomini), le Divisioni Costiere, i Carabinieri, il Corpo Militare della Croce Rossa ed il Corpo delle
Infermiere Volontarie CRI.
I Partigiani non potevano, per le loro peculiarità, avere i mezzi e le capacità operative necessarie per
liberare l'Italia: le armi, le tecniche di battaglia furono forniti loro sempre e comunque dagli Alleati
e dalle FFAA Italiane le uniche con i mezzi idonei per una guerra di movimento atta a spingere i
tedeschi sempre più a nord fuori dai confini nazionali.
Gli atti di eroismo dei nostri militari inquadrati nei Reparti Regolari delle FFAA sono testimoniati
dalle numerose medaglie al valore militare conferite ai combattenti anche se spesso vengono
definiti “partigiani” in modo scorretto da taluni siti internet o su libri e riviste dando cosi una
visione distorta della storia.
Auspico, pertanto, una maggiore considerazione per quei ragazzi del tempo (ora quasi centenari)
che decisero di continuare a portare le stellette sul bavero per riscattare l'onore dell'Italia, della
Patria e liberare il suolo nazionale dalle FFAA germaniche: essi non scapparono sulle montagne e
né disertarono.
Il sacrificio dei nostri militari contribuì, successivamente, alla nascita delle nostre Istituzioni
Repubblicane a cui dobbiamo democrazia, libertà e progresso.
Il continuo contributo di sangue che le nostre FFAA hanno dato e continuano a dare (con alto senso
del dovere ed esemplare dedizione) anche oggi per l'Italia, per gli italiani e per le libere Istituzioni
Repubblicane non deve essere dimenticato ma, anzi, sempre ricordato con orgoglio.
Deve essere un impegno morale per il bene dell'Italia tutta e le Istituzioni civili non devono fare
eccezione dando pari dignità anche al contributo delle FFAA ricordate spesso in sordina.

Distinti saluti.

Il Presidente ANCFARGL BG
Michele Galante

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