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Collare antiabbaio: è reato “imbavagliare” Fido

La Cassazione ha confermato la condanna ad un 33enne che aveva utilizzato il collare antiabbaio per i suoi due setter

Niente "bavaglio" per gli amici a quattro zampe: mettere a Fido il cosiddetto collare "antiabbaio", quello che produce scosse o altri impulsi elettrici trasmessi al cane tramite comando a distanza, è reato. Lo ha ribadito ancora una volta la terza sezione penale di Piazza Cavour, confermando la condanna inflitta nel 2014 dal Tribunale di Verona ad un 33enne per il reato di abbandono di animali: fattispecie, quest'ultima, nella quale non rientra solo l'abbandono in senso stretto di animali domestici, ma anche la loro detenzione «in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze».

L'uomo aveva presentato ricorso al Palazzaccio contro la sentenza del giudice scaligero sottolineando che i cani, due setter, erano stati trovati in buona salute e che non vi era prova che l'utilizzo dei collari antiabbaio avesse provocato loro sofferenze, dato che lo strumento veniva usato «solo in via eccezionale e sorvegliata», per «evitare che fosse provocato disturbo ai vicini».

Gli Ermellini, però, hanno rigettato il ricorso del 33enne, sottolineando che «in merito all'uso del cosiddetto collare antiabbaio la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che il suo utilizzo integra il reato di cui all'art. 727 c.p., in quanto concretizza una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sensibilmente sull'integrità psicofisica dell'animale». 

La Cassazione, inoltre, ha messo in luce che «costituiscono maltrattamenti, idonei ad integrare il reato di abbandono di animali, non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà, ma anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psico-fisica dell'animale, procurandogli dolore e afflizione. E comunque per "abbandono" si intende non solo la condotta di distacco volontario dall'animale, ma anche qualsiasi trascuratezza, disinteresse o mancanza di attenzione, inclusi comportamenti colposi improntati ad indifferenza od inerzia».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 31 Gennaio 2018
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