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“My will is easy to decide”: una poesia per il Primo Maggio

E' l'ultimo testamento del sindaclista Joe Hill, in versi, la nostra poesia della settimana

My Will is easy to decide,                                         
For there is nothing To divide
My kin don't need to fuss and moan—
"Moss does not cling to a rolling stone["]
My body?—Oh!—If I could choose
I would want to ashes it reduce,
And let The merry breezes blow
My dust to where some flowers grow
Perhaps some fading flower then
Would come to life and bloom again
This is my Last and Final Will.—
Good Luck to All of you,
                                        Joe Hill

Le mie ultime volontà sono facili da decidere
perchè non c'è nulla da dividere
la mia gente non ha bisogno di piangere
"il muschio non cresce su una pietra che rotola"
Il mio corpo? – Oh – se potessi scegliere
vorrei che fosse fatto cenere
e lasciare che la dolce brezza soffiasse
quel che resta di me dove crescono i fiori
In questo modo qualche fiore che sta appassendo
potrebbe tornare in vita e sbocciare ancora
Questo è il mio ultimo testamento
Buona fortuna a tutti,
                               Joe Hill

Immaginate di essere condannati a morte per un crimine che non avete commesso. Per la maggior parte dell'opinione pubblica non siete altro che il mostro che ha sparato, a freddo, a un negoziante e a suo figlio, nemmeno maggiorenne. Anche il presidente degli Stati Uniti è intervenuto. Ma nulla da fare: all'alba verrete fucilati. E' la vostra ultima notte sulla Terra: cosa fare? Scrivere una poesia.

Quella appena raccontata è la drammatica storia di Joe Hill, al secolo Joel Emmanuel Hägglund, sindacalista svedese emigrato negli Stati Uniti ad inizio Novecento. Nel Nuovo Mondo Joe divenne il bardo ufficiale del sindacato Industrial Workers of the World (IWW), scrivendo decine e decine di canzoni per diffondere i messaggi degli wobblies tra la classe lavoratrice, per la maggior parte analfabeta. «Ho sempre cercato di rendere un poco migliore questa Terra per la grande classe lavoratrice – scrisse Hill dalla prigione, in una delle sue ultime lettere -, e posso passare nel Grande Ignoto con il piacere di sapere che nella mia vita non ho mai ingannato un uomo, una donna o un bambino».

La poesia della settimana è dedicata al Primo Maggio, la festa dei Lavoratori. E per celebrare questo momento abbiamo scelto i versi di Joe Hill, un uomo dallo straordinario temperamento. Le sue ultime parole? Di fronte al platone di esecuzione, nella prigione di Salt Lake City, urlò "Fate fuoco!".

Redazione
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Pubblicato il 30 Aprile 2019
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