E il cuore quando d’un ultimo battito 
avrà fatto cadere il muro d’ombra 
per condurmi, Madre, sino al Signore, 
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa, 
Sarai una statua davanti all’eterno, 
come già ti vedeva 
quando eri ancora in vita. 

Alzerai tremante le vecchie braccia, 
come quando spirasti 
dicendo: Mio Dio, eccomi. 

E solo quando m’avrà perdonato, 
ti verrà desiderio di guardarmi. 

Ricorderai d’avermi atteso tanto, 
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Giuseppe Ungaretti ("Sentimento del Tempo", in Vita d'un uomo, Mondadori)

1926. Muore la madre di Giuseppe Ungaretti, Maria Lunardini. E quattro anni dopo, nel 1930, il poeta le dedica questi versi, raccolti in "Sentimento del Tempo". Maria Lunardini aveva sposato Antonio Ungaretti, operaio impiegato nello scavo del canale di Suez. La famiglia si stabilì quindi in Egitto, ad Alessandria, dove nacque nel 1888 Giuseppe. A soli due anni dalla sua nascita, il futuro poeta e la madre rimasero soli: Antonio morì per un'idropisia. La madre Maria, quindi, si occupò da sola della famiglia, gestendo un forno di proprietà e cercando di garantire l'accesso agli studi al suo bambino.

Gli ultimi due versi sono diventati talmente famosi da essere stati ripresi anche da Jovanotti, in uno dei suoi tour.