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Pasotti porta al Tirinnanzi un Medley di classici, in chiave moderna

Un medley di classici, trattati con leggerezza ed ironia, con le parole e il gergo dei giorni nostri: così Giorgio Pasotti ha voluto far arrivare Dante, Shakespeare e i grandi capolavori, a vasto pubblico.

Da Cesare a Shakespeare, da Dante a D’Annunzio: tutti grandi nomi della letteratura e della poesia internazionali, che spesso non arrivano al pubblico, e soprattutto ai giovani, per il modo in cui vengono rappresentati: troppo classico, formale, perentorio e pieno di enfasi.

La sfida che l’attore di cinema e di teatro Giorgio Pasotti, nel suo spettacolo “Forza, il meglio è passato” rappresentato giovedì 17 gennaio al Teatro Tirinnanzi Città di Legnano, ha voluto lanciare, è stata proprio questa: recuperare il pubblico dei più giovani e non far annoiare la gente andando a teatro. Come fare ? “Attraverso uno spettacolo un po’ bizzarro, che sappia trattare i grandi classici con leggerezza ed ironia”, ha garantito l’attore. 

Tra ironia, improvvisazione, gestualità e mimica, Pasotti ha “dato vita” ad un medley delle più celebri opere letterarie e poetiche di tutti i tempi, ognuna letta in chiave diversa e con un’aggiunta di personale creatività. L’Amleto, grande capolavoro shakespeariano, è stato interpretato come se l’attore dovesse rivolgersi a sua figlia, lo scambio epistolare tra Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse, interpretato con la collaborazione di Claudia Tosoni, è stato seguito da due brevi poesie in rima, che ironizzavano sui luoghi comuni della convivenza quotidiana tra due coniugi, per creare contrasto con l’enfasi appassionata delle lettere tra il poeta e l’attrice. 

Un momento di coinvolgimento con il pubblico è stato quando, con grande sorpresa generale, Pasotti ha chiamato sul palco due spettatori, un uomo e una donna, per provare l’esperimento secondo cui i classici sono per tutti e interpretabili da tutti. Così i due spettatori hanno calato i panni di attori per una sera, interpretando dei versi d’amore di Dante e Shakespeare, da dedicare l’uno all’altra. 

Ai momenti più ironici sono stati alternati alcuni più profondi e riflessivi, come la lettura di un brano di una scrittrice irachena, costretta a fuggire in America, durante il regime di Saddam Hussein, per poter continuare a svolgere il proprio lavoro; il brano tratta dunque di “quanto è stupida la guerra, perché vuole distruggere ciò che c’è di bello per non farlo vivere agli altri”

Pasotti ha poi ricordato il film “Io, Arlecchino”, in cui lui stesso ha partecipato come regista e interprete, per sottolineare l’importanza delle maschere e dei personaggi della Commedia dell’Arte, i precursori degli personaggi e del teatro moderno. “E’ stato dedicato un solo film alla maschera di Arlecchino, in tutta la storia del cinema internazionale– ha sentenziato Pasotti- e questo è un peccato, perché la storia di questo personaggio è anche legata a quella della nostra cultura, che non va dimentica”. Come la cultura, anche la vita non deve essere trascurata e sempre bisogna ricordarne il valore: a conclusione dello spettacolo, la lettura dell’Inno alla vita, di Madre Teresa di Calcutta.

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Pubblicato il 19 Gennaio 2019
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