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Arte e musica a confronto: 4 incontri per approfondire

Il primo incontro della rassegna è previsto per sabato 25 febbraio...

Il Lions Club Castellanza Malpensa, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’amministrazione comunale, propone quattro incontri di approfondimento sugli intrecci tra arte e musica.

“Dialoghi tra arte e musica” è il titolo della rassegna, in programma nella sala Tramogge dei Molini Marzoli, il sabato mattina alle 11.00: il primo incontro è previsto il 25 febbraio con Elena Di Raddo, curatrice della rassegna, che parlerà di “Ritmi astratti e note musicali: Kandinskij e la musica come “necessità interiore”.

A seguire, l’11 marzo Niccolò D’Agrati approfondirà il tema “Il mito di un’arte totale. Intrecci tra musica e arti visive nel XIX secolo”; il 1 aprile Federica Boragina si soffermerà su “La musica del silenzio e le sperimentazioni dell’arte degli anni Sessanta e Settanta”.

Concluderà la rassegna Kevin Mc Manus che l’8 aprile si occuperà di “Arti visive e musica tra anni Quaranta e Sessanta. Una strada a doppio senso”.

L’iniziativa rappresenta un contributo molto interessante tra le proposte di aggiornamento culturale proposte in Città e fa seguito a un ciclo di incontri sull’arte contemporanea che si sono svolti l’anno scorso con grande partecipazione di pubblico, soprattutto di studenti e appassionati.

Elena Di Raddo presenta così la rassegna: «L’arte, in particolare quella dell’Ottocento e del Novecento ha vissuto e vive momenti di felici confronti con la musica. L’ispirazione all’assoluto, il ritmo, la composizione sono parti integranti del rapporto tra queste due forme artistiche.

Per gli incontri sono stati individuati quattro momenti cronologici nel corso dei quali singoli artisti o gruppi si sono distinti appunto per un confronto stretto con l’ambio musicale, fino in alcuni casi a una vera e propria integrazione.

A partire dal periodo romantico, quando il melodramma è spesso entrato con grande forza rappresentativa nelle opere di Francesco Hayez, che con questi temi abbandona gli ultimi legami con il classicismo per cercare un nuovo linguaggio pittorico, fino al momento in cui l’ideale wagneriano dell’integrazione delle arti ha suggestionato la pittura di Gustav Klimt, sono stati molti i pittori che nell’800 si sono fatti ispirare dalla musica. La musica è infatti la vera arte totale, la Gesamtkunstwerk di Wagner, il denominatore comune cercato da Vassilij Kandinskij, perché, come scrive già nel 1870 Walter Pater, "tutte le arti tendono alla musica". Il Novecento, in particolare, ha visto nascere appunto con Kandinskij una delle più grandi rivoluzioni in campo visivo, l’astrattismo, proprio in relazione alla musica.

Ispirato dalla musica di Beethoven e Schönberg, il pittore è giunto a liberare l’arte dalla figurazione in un’espressione libera dei sentimenti. La musica infatti rappresenta per il pittore russo l’ambito in cui è possibile raggiungere più compiutamente l’assoluto attraverso l’emozione.

Ma il connubio arte-musica continua nel corso del XX secolo coinvolgendo i pittori delle generazioni successive, in relazione non solo alla musica classica, ma anche al pop, al rock, al jazz. A quest’ultimo, per citare un esempio fra tutti, fa riferimento una famosa serie di dipinti di Piet Mondrian: al suo arrivo negli USA negli anni ‘40, sotto la suggestione dei ritmi musicali di quegli anni, Mondian dipinge nel 194-42 Victory Boogie Woogie ed il celebre Broadway Boogie-woogie, vivacizzando le sue famose griglie ortogonali con la vibrazione cromatica di una griglia più dinamica.

Alla ricerca non solo di un’arte, ma di una cultura globale – lo spazio, il colore, il vuoto, la materia – Pollock, Mathieu, Hartung, Rothko, Kline e molti altri artisti appartenenti all’Espressionismo astratto americano si accostano alla musica di Morton Feldman, cercando di conciliare la singolarità del segno, o del suono, con l'organizzazione narrativa che si svolge "tra tempo e spazio".

Non mancano inoltre i casi più sperimentali di artisti a metà strada tra il compositore e l’artista, come John Cage, che negli anni Sessanta volle abbattere ogni barriera tra le arti, portando la ricerca musicale nell’ambito delle arti performative. Cage e gli altri protagonisti di Fluxus si prefiggono di unificare i vari linguaggi espressivi, per raggiungere un’arte totale che sintetizzi tutte le arti (arti visive, musica, teatro, letteratura, design e arti minori ecc.) in modo complementare, rispettando di ciascuna la struttura linguistica e la specificità del medium espressivo adottato.

La collaborazione tra artisti visivi e sonori è, dagli anni Settanta almeno, istituzionalizzata nella performance e nella poesia visiva, nella videoarte e in tutti gli ambiti in cui si voglia raggiungere una commistione creativa tra i linguaggi e un coinvolgimento sinestetico dello spettatore. Linguaggi e modalità espressive che tra l’altro sono particolarmente vicine alle nuove generazioni dei nativi digitali».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 20 Febbraio 2017
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