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Violenza donne, no di Confindustria all’accordo Assolombarda-sindacati

Il presidente Scarpa ritiene l'accordo «non corretto, le imprese non sono libere di scegliere» - La delusione dei sindacati

Sindacati, lavoratori e imprese uniti per sostenere anche la Rete antiviolenza dell'Alto Milanese. Proprio così, l'accordo siglato a Milano tra Cgil Ticino Olona, Cisl e Uil e Assolombarda per la raccolta fondi a favore delle attività di assistenza alle donne vittime di violenza è stato esteso a tutto il terriorio della Città Metropolitana.

Il progetto è arrivato nel Legnanese attraverso l'impegno di Cgil del Ticino Olona di CISL e UIL, rimasti però delusi dalla posizione di Confindustria Altomilanese. L'Unione Industriale locale, infatti, come ha precisato oggi, mercoledì 14 marzo, il presidente Giuseppe Scarpa, ha deciso di non aderire all'iniziativa ritenendo l'accordo «non corretto nei confronti delle imprese che non sono libere di scegliere se aderire con i loro lavoratori».

Nello specifico, dallo scorso primo marzo e fino al prossimo venerdì 30 aprile, i dipendenti delle imprese coinvolte nell'iniziativa possono liberamente scegliere di devolvere contributi volontari pari ad un’ora di lavoro. A questi andrà a sommarsi un contributo di pari importo da parte delle rispettive aziende. Tutte le donazioni confluiranno nel "Fondo 8 Marzo" e al termine della raccolta saranno trasferite alle reti territoriali antiviolenza, come quella locale che vede Cerro Maggiore come comune capofila. Il progetto a livello generale vede la partecipazione non solo di Assolombarda, ma anche di Confindustria Milano Monza Brianza, oltre che di Cgil Camera del lavoro Metropolitana di Milano, Cisl Milano Metropoli e Uil Milano Lombardia.

A non convincere Confindustria Altomilanese, che ha preferito non sottoscrivere l'accordo, è proprio «lo stato di costrizione» in cui si troverebbe un'azienda. «Finanziare un fondo antiviolenza sulle donne è lodevole – spiega il presidente Scarpa -. Avremmo di certo aderito all'iniziativa, solo che non ci ha convinto il regolamento: i lavoratori sono liberi di scegliere, mentre le aziende no. Per gli imprenditori, quindi, diventa un obbligo. Abbiamo chiesto che venisse aggiunta una specifica nell'accordo in modo tale da permettere a tutte le ditte di scegliere liberamente, ma non ci è stata accordata».

Sulla questione è intervenuto Jorge Torre segretario generale della CGIL del Ticino Olona, il quale  ha ribadito quanto affermato unitariamente al tavolo di confronto: «Riteniamo sbagliata la posizione di Confindustria Alto Milanese». Secondo Torre, iniziative a sfondo sociale come queste non mettono a disagio le aziende. «Non si deve vedere l'estensione dell'accordo già sottoscritto da Assolombarda solo come un obbligo contrattuale, bensì deve essere considerata proprio come un'iniziativa di responsabilizzazione sociale e culturale dei lavoratori e delle imprese. Non crediamo che l'equivalente di un'ora della retribuzione mandi in rovina né il lavoratore, né l'azienda, ma rappresenti un'azione concreta che su larga scala può rappresentare un grande sostegno ai progetti delle reti anti violenza. Attività comunque gestite dal pubblico. Speriamo che l'associazione industriali riveda la posizione e si renda disponibile oltre che all'estensione dell'accordo, alla realizzazione di un progetto condiviso specifico, magari più ambizioso e lungimirante per l'Alto Milanese».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 14 Marzo 2018
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