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Un “castello” a Rescaldina per fabbricare soldi falsi

Così viene chiamata la villa di lusso usata come covo dalla banda - 26 gli indagati

Sceglievano location di lusso per effettuare cambi di valuta con soldi falsi: indagate 26 persone, arrestati 15 rom e sequestrati beni per 725mila euro. 

Con la sede operativa in una villa di Rescaldina, la banda composta da persone di etnia rom, è stata incastrata per un caffè pagato con banconote di grosso taglio. Già, tutto è iniziato nel 2015 in un bar della zona dove un finanziere fuori servizio ha notato l'anomalo pagamento. Da quell'episodio sono scattate le indagini a respiro internazionale che hanno portato all'identificazione del gruppo a delinquere che è stato accusato di associazione a delinquere 'transnazionale' finalizzata al furto aggravato. Tra i coinvolti risulterebbero anche il padre e due fratelli di R.N. il giovane che investì e uccise un agente di Polizia Locale a Milano. 
 
L'operazione denominata "La Stangata" è scattata alle  prime ore dell’alba oggi, martedì 19 settembre, e ha visto scendere in campo i finanzieri del Gruppo di Busto Arsizio. Un lavoro certosino che è stato presentato in Procura alla presenza del procuratore Gianluigi Fontana. Con lui Nadia Calcaterra pm della Procura di Busto Arsizio che ha seguito le ultime indagini del comandante delle fiamme gialle di Busto Arsizio, Stefania Quarta, che proprio in quest'occasione ha ufficializzato il suo trasferimento nel Nucleo di Polizia Tributaria di Milano (a prendere il suo incarico il comandante Tenente Colonnello Alessandro Luchini). 

La complessa attività di polizia giudiziaria è stata avviata con la collaborazione delle Autorità Svizzere che avevano intercettato alcuni protagonisti della vicenda in quanto avevano perpetrato illeciti. In totale sono cinque i furti commessi e due tentati. I componenti della banda sono risultati per lo più imparentati tra loro, la maggior parte residente a Busto Arsizio, Castellanza e Lonate Pozzolo. 

I gravi indizi di reato contro il patrimonio sono emersi da mirati accertamenti operati con l’ausilio delle banche dati in uso al Corpo. Dai dati è subito apparsa evidente la sproporzione tra il tenore di vita sostenuto e le dichiarazioni dei redditi presentate, spesso pari a zero. «Gli accusati ostentavano lussuose auto di grossa cilindrata – spiega il pm Calcaterra -, utilizzavano banconote di grosso taglio e soprattutto soggiornavano in ville prestigiose. La "chiave d'accesso" che ci ha portato a ricostruire numerosi spostamenti è stata proprio una Fiat abarth».

Nel loro covo, soprannominato "il castello", che è appunto risultata una villa lussuosa nella vicina Rescaldina, fabbricavano le banconote false e in un solo caso hanno incontrato alcuni clienti.

In particolare, il sodalizio criminoso era dedito alla consumazione di reati contro il patrimonio (furto) realizzati in più Stati come Dubai, Russia, India e Hong Kong. Alcuni casi si sono registrati anche a Milano. Insomma, i furfanti davano appuntamento in posti prestigiosi ai clienti che volevano effettuare ingenti cambi di valuta. La sofisticata trappola entrava in azione quando le ignare vittime consegnavano la somma di denaro. Proprio in quel momento i balordi presentavano sul tavolo "magico", ossia un mobile modificato con doppio cassetto, alcune banconote "genuine" che con destrezza scambiavano con valuta falsa.

«La banda effettuava “cambi di valuta fraudolenta” – specifica il pm Calcaterra –, ossia un sistema informale di trasferimento di valori “HAWALA” (in arabo “trasferimento”), basato su una rete di mediatori, tramite i quali i capitali venivano esportati, da uno Stato all’altro, garantendo in tal modo l’anonimato delle parti, e sottraendo la transazione finanziaria effettuata a qualsiasi tracciabilità.Tale circuito prevedeva, in concreto, la partecipazione di 4 soggetti: l’ordinante , ovvero colui il quale intende trasferire i capitali da uno stato all’altro, il beneficiario cioè il destinatario finale degli stessi, due intermediari (gli hawaladar), i quali ricevono una commissione per ogni transazione conclusa».

Da qui l'emissione di 15 custodie cautelari di cui 4 in carcere ed 11 ai domiciliari che venivano disposte ed eseguite in data odierna. Complessivamente 26 risultano le persone indagate. 

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 19 Settembre 2017
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