Oltre 200 persone hanno accolto l'invito delle "sardine" legnanesi per il raduno di oggi, domenica 16 febbraio, in difesa dei valori «della democrazia, dell'antifascismo e dell'integrazione». Una platea variegata e colorata si è ritrovata in piazza Venegoni, luogo «ricco di storia, di valore e di significato»: «Qui passavano gli operai che con le loro biciclette andavano a lavorare nelle fabbriche, che hanno lottato per donarci quello che oggi abbiamo e che dobbiamo gelosamente custodire – ha ricordato Fabio, portavoce delle sardine legnanesi -. E' qui la via dedicata a Mauro Venegoni, uno di noi, ed è alle nostre spalle il monumento del Guerriero, un nostro simbolo del quale dobbiamo riappropriarci».

Oltre ad una raccolta di alimenti per l'associazione del Padre Nostro di Castellanza, i presenti sono stati invitati a inserire idee e richieste in una box populi da consegnare ai candidati sindaci, perché il momento è caldo e «noi sardine legnanesi – ha gridato il loro portavoce dal palco – siamo pronte a mantenere alta l'attenzione sui confronti che si terranno tra i vari candidati: saremo garanti affinché il confronto venga basata su toni civili e democratici» con l'invito rivolto a tutti di «riunificare tutte le forze democratiche e provare ad avanzare unitariamente una proposta contro questa destra xenofoba, razzista, populista e sovranista».

Secondo le sardine «questa città commissariata ha la necessità e il bisogno di riconquistare la dignità sottratta e di essere rappresentata da persone della città, che si occupano del bene dei cittadini». «Noi sardine – ha concluso il portavoce – dobbiamo essere l'antidoto alla politica dell'odio, benzina che alimenta la macchina della democrazia. Siamo convinti di essere i nuovi partigiani contro l'imbarbarimento che stiamo vivendo e in questa lotta dobbiamo essere uniti». 

Sul palco sono state raccontate storie di integrazione, di viaggi e di diritti negati e riconquistati. Come quella di Konate scappato dal Mali «non per cercare soldi ma per potere vivere, perché da noi c'è la guerra. Ho fatto tre anni in Libia tra carceri e lavori forzati – ha raccontato -. Qui in Italia ho trovato l'accoglienza, mi sono integrato grazie a persone come voi: siamo umani e il colore non conta, io qui mi sento a casa mia». Konate ha poi criticato il decreto sicurezza che anche le sardine chiedono di abolire. Dopo di lui è stata la volta di Antonia Monopoli che ha raccontato le difficoltà di essere trasgender in Italia. Un appello in particolare è stato lanciato per la liberazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano detenuto e torturato in carcere. Tra un intervento e l'atro la musica di Renato Franchi e l'Orchestrina del suonatore Jones. 

Presenti, come annunciato esponenti dell'Anpi, dei Verdi e con loro Lorenzo Radice, candidato sindaco del centrosinistra: «Sono qui anzitutto come… sardina e, naturalmente, come candidato sindaco. Sono qui perché mi sento particolarmente vicino a loro per come fanno politica, per il rispetto che hanno verso tutti, motivo centrale della mia campagna elettorale. Infatti, si possono criticare le idee degli altri, ma bisogna avere rispetto sempre per la dignità della persona».

E «dove c'è la parola antifascismo, partecipazione e costituzioni», non poteva mancare  Primo Minelli, presidente dell'Anpi: «Questo è un luogo simbolico, qui deportarono gli operai della Franco Tosi e della Comerio negli anni degli scioperi, e pensiamo di avere una continuità tra questa piazza e questi episodi».

A pochi metri dal palco, in via Venegoni la sede di Fratelli d'Italia aperta di domenica.

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