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Ciclisti vittime della strada: Massimo, ferito ma non vinto

Dall'incidente di 10 giorni fa il 65enne è ricoverato in Neurologia - Uno dei tanti ciclisti feriti sulle nostre strade, con una storia fatta di tanta umanità 

[pubblicita]         E' ancora in ospedale e il suo primo pensiero è per il concerto previsto a giorni nella chiesa di S.Pietro, in Canazza, dove abita, che corre il rischio di essere rinviato

Massimo, 65 anni, è ancora ricoverato all'ospedale di Legnano dal giorno dell'incidente avvenuto martedì 6 agosto: «Scendevo in bicicletta da viale Cadorna. Alla rotonda di corso Sempione, ricordo di aver visto il bus color blu, che proveniva dall'altra parte. Qui, si è spenta la luce. Non ricordo più nulla. Mi sono ritrovato in ambulanza con dolori alla testa e un po' ovunque. Mi piacerebbe conoscere l'autista del pullman e ricordare con lui l'incidente. Colpa mia? Colpa sua? Non so. La mia testa l'ha rimosso». Tra i traumi, anche una ferita alla mano destra e varie escoriazioni alle braccia.

Il ciclista della Canazza è un uomo robusto, 65enne… diremmo uno in gamba, non fosse per questo periodo di degenza che lo costringe a letto: «Non riesco a stare troppo a lungo in piedi. La testa gira. Ho un forte dolore a un orecchio. Qui in Neurologia sono tutti bravi, ma temo che sarà lunga la guarigione e i miei concerti?", ecco la preoccupazione di Massimo. Sì, perché, la passione per la bici è abbinata a quella del canto. Cantante tenore, ricorda il suo passato con profonda soddisfazione: "Ho aiutato a nascere il Coro Laudamus di Nerviano, ho fatto parte degli Amis della Famiglia Legnanese e anche del Coro Jubilate. Adesso, mi diverto a cantare nelle messe nuziali, ai banchetti, a rallegrare le feste nelle case di riposo dove mi sono creato un repertorio anni 30-40 per ravviare ancora meglio i ricordi della loro gioventù. Tutto per beneficenza, sia chiaro».

Massimo è assistito dalla moglie, dai famigliari e da tanti amici: «Ho il letto spesso circondato da tutti loro. Mi sono sentito coccolato. Fa piacere sentire la vicinanza della gente. Mi dà una carica più delle cure e dei farmaci che devo prendere per guarire. Sono momenti di cui senti proprio il bisogno. Ecco, spero di guarire in fretta, perché anch'io possa tornare a fare felici gli altri con il mio canto».

Alla bici e al canto Massimo unisce una terza passione, la poesia: «Ho pubblicato un volume di liriche, ma il canto viene prima di tutto», eh sì, anche perché il suo motto (cantare sempre… anche alla fine… fino all ultimo respiro) è scolpito nella sua testa, oggi un pochino malandata, ma pronta a tornare quella di una volta. Vero, Massimo?

Buona guarigione.

Qui il servizio dell'incidente accaduto martedì 6 agosto

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 16 Agosto 2019
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