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Accam, PD Altomilanese e Comitati uniti per la chiusura entro il 2021

L’assemblea dei soci di ACCAM Spa è chiamata il prossimo  21 novembre a una decisione definitiva sul futuro dell'impianto

Partito Democratico Altomilanese e Associazioni/Comitati uniti sul futuro di Accam. In due comunicati diffusi in serata, dopo la riunione della commissione consiliare 2 di Legnano (qui il nostro precedente servizio) la loro posizione è univoca: il funzionamento dell'impianto di Borsano non è prorogabile oltre il 31 dicembre 2021.


IL COMUNICATI DEL PD ATOMILANESE

Il Partito Democratico dell’Alto Milanese ritiene che nelle attuali condizioni non sia prorogabile oltre il 2021 il funzionamento del termovalorizzatore ACCAM.

Il piano industriale presentato a sostegno della tesi del prolungamento dell’attività fino al 2027 è criticabile dal punto di vista economico e finanziario, ricco di incognite.

Noi riteniamo che il patrimonio pubblico rappresentato da ACCAM non vada disperso e che il tempo intercorrente da oggi al 2021 debba servire ad approfondire con una seria analisi la situazione, definendo scenari più realistici e individuando quali possano essere le modalità con cui facilitare l’inserimento a pieno titolo di ACCAM nel ciclo integrato dei rifiuti di questo territorio.

Occorre uscire da una logica campanilistica e della convenienza di bottega che fa leva su rimedi palliativi, anziché affrontare le questioni di fondo legate al trattamento efficiente e compatibile dal punto di vista ambientale dei rifiuti, avvalendosi di persone dotate di competenze necessarie per affrontare la complessa situazione economico-patrimoniale della società e della delicata questione dell’in-house providing.

Delibere consiliari come quella proposta dal Comune di Legnano non vanno in direzione di una maggiore chiarezza degli obiettivi, il testo appare come scritto su una sottile lastra di ghiaccio: da un lato, si procrastina al 2027 l’attività del termovalorizzatore, senza alcuna ridefinizione delle condotte aziendali, né indicazioni di obiettivi per integrare la mission dell’impianto, ed infine si demanda agli uffici l’analisi di un’eventuale cessione delle quote di ACCAM ad AMGA.

Non è attraverso scelte attendiste e vuote di contenuti propositivi che si risolvono i problemi: ACCAM è patrimonio del territorio e non può diventare un “affare” per qualche amministrazione comunale o per qualche privato, a svantaggio della qualità dei servizi che i cittadini chiedono.

Partito Democratico Zona Alto Milanese


IL COMUNICATO DELLE ASSOCIAZIONI E DEI COMITATI

L’assemblea dei soci di ACCAM Spa è chiamata il 21.11.2018 a decidere se confermare i meno le decisioni assunte il 27.10.2016 ovvero la chiusura dell’impianto di incenerimento di Busto Arsizio entro il 31.12.2021 rivedendo di conseguenza la attività di ACCAM nel campo della gestione dei rifiuti. Questo indirizzo è nel solco dell’impostazione europea della “economia circolare”, un fondamentale cambio di paradigma (dalla “economia lineare” attuale) che ha implicazioni importanti nel campo della gestione dei rifiuti: la questione viene posta e si cerca di risolverla alla radice, ovvero dalla produzione delle merci e non solo quando diventano rifiuti.

La decisione del CdA di ACCAM Spa del 8.08.2018 di “approfondire una alternativa alla liquidazione della società al 2021” ha prodotto, da parte del “tavolo tecnico”, la predisposizione di cinque scenari comprendenti il proseguo della attività fino al 2027 (anno di scadenza della autorizzazione all’incenerimento vigente) con o senza interventi di potenziamento della capacità come pure la chiusura dell’inceneritore cessando ogni attività nonché l’ipotesi, sostenuta da anni dalle associazioni, di un “impianto di trattamento a freddo”. Quest’ultimo scenario, che include l’investimento per la realizzazione dell’impianto, determinerebbe una tariffa di equilibrio a 105 euro/tonn (senza considerare i ricavi dalla vendita dei materiali recuperati).

Ci saremmo aspettati delle obiezioni a questo scenario relativamente agli aspetti tecnici della soluzione (rendimento dell’impianto a freddo in termini di recupero ovvero sua capacità di sostituire in toto l’inceneritore massimizzando il recupero dei materiali contenuti nei rifiuti residui senza alcuna combustione). Ma nel documento citato non si sollevano obiezioni sulla fattibilità dell’impianto a freddo, smentendo in partenza ogni “scenario napoletano” di abbandono rifiuti per le strade richiamato recentemente dal Sindaco di Busto Arsizio.

Il CdA ha deciso invece di approfondire solo lo scenario di proseguo della attività fino al 2027 presentando i risultati nella assemblea dei soci del 28.09.2018 sia in termini tecnici (studio società ESTRO Ingegneria Srl) sia in termini economici. Questa proposta è stata fortemente criticata proprio dal punto di vista del conto economico da parte dell’ufficio Controllo di gestione del Comune di Busto Arsizio. E’ inoltre emerso durante la commissione del 6 novembre scorso a Busto Arsizio che le tariffa di conferimento del rifiuto urbano per i comuni soci è prevista di 110 euro/tonn, e quindi non vi sarebbe nemmeno un vantaggio economico.

Lo scenario implica anche l’incremento dei rifiuti da avviare a incenerimento (in particolare rifiuti sanitari e fanghi), l’ampliamento del bacino di conferimento, la produzione di energia elettrica per autotrazione e la cessione di calore a una rete di teleriscaldamento (inesistente oggi). Sempre confrontando le tariffe va comunque segnalato che con il “trattamento a freddo” il costo unitario (di 105 euro/tonn) verrebbe ampiamente compensato dalla drastica riduzione dei rifiuti residui e dagli introiti (non considerati) della vendita di frazioni riciclabili. Una valutazione che non tenga conto solo dei costi di conferimento all’impianto ma dei costi complessivi dei servizi di igiene ambientale svolti dai comuni determinerebbe dei sicuri risparmi rispetto ad un impianto, come l’inceneritore, che necessita di quantitativi minimi di rifiuti per poter funzionare (e produrre ricavi).

La discussione appare oggi centrata sulla sola ipotesi di proseguo dell’incenerimento fino 2027 (e anche oltre), confrontandola esclusivamente con lo scenario della cessazione totale delle attività di ACCAM Spa ove il dato economico (ripianamento dei debiti e costo di conferimento “accettabile”) risultano essere gli unici parametri su cui si pone l’attenzione. Noi riteniamo che l’obiettivo di cessazione della attività di incenerimento al 31.12.2021 debba essere mantenuto e attuato, preparandosi da subito per il passaggio ad un trattamento a freddo dei rifiuti residui (che implica comunque una revisione della gestione dei rifiuti, compreso un incremento quantitativo e qualitativo della raccolta differenziata come iniziative per la riduzione e prevenzione dei rifiuti).

Questa scelta implica l’azzeramento del principale impatto ambientale (le emissioni) dell’impianto attuale e nello stesso tempo, per usare le stesse parole del tavolo tecnico la “totale coerenza con la strategia dell’economia circolare” e il “possibile consenso territoriale”. Quindi: riduzione degli impatti ambientali, visione coerente, innovativa, verso un futuro che l’Europa sta costruendo, consenso delle popolazioni. Quando parliamo di riduzione dell’impatto ambientale non parliamo solo dell’inquinamento “a norma” (nel rispetto dei limiti fissati dalla autorizzazione) ma anche di quello “non a norma” come nel caso dell’episodio (citiamo solo quello più recente) di elevata emissioni di polveri per un guasto verificatosi il 15.03.2018. In quella occasione per circa un’ora (ma anche dopo, nella fase di spegnimento della linea 2 quando sono stati bypassati i sistemi di abbattimento) si è verificata una elevata emissione di polveri (e di altri contaminanti che “normalmente” vi sono inglobati) che la stessa Arpa ha definito come allarmante.

Per usare le parole di Arpa “Già in passato sulle due linee d’incenerimento, sono occorsi guasti/anomalie che hanno comportato emissioni anomale di polveri. Nelle relazioni predisposte in occasione di tali eventi questa Agenzia aveva sottolineato che, al di là dell’analisi di quanto avvenuto e dalle soluzioni poste in atto, le scelte presentate non davano garanzie rispetto ad eventuali incidenti di maggiore entità sia in termini di durata che d’impatto” (parole per certi versi anomale visto che Arpa e la Regione Lombardia in precedenza avevano validato la tesi aziendale sull’allineamento tecnologico e gestionale dell’impianto alle migliori tecnologie disponibili – BAT).

Di questo evento, come di quelli precedenti, “ovviamente” non si trova nulla sul sito web di Accam.

La nostra richiesta ai rappresentanti dei Comuni chiamati all’assemblea del 21.11.2018 è semplicemente di considerare anche tali aspetti e non solo i termini economici degli scenari, lo devono ai loro cittadini considerato che i Sindaci sono le massime autorità sanitarie a livello locale, quindi di confermare la data del 31.12.2021 per la cessazione delle attività di incenerimento e concentrare l’attenzione sulle alternative e sulla necessaria fase transitoria dall’incenerimento al trattamento a freddo.

Comitato Ecologico Inceneritore e Ambiente Borsano

Ecoistituto della Valle del Ticino

Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus – Sezione Castellanza-Varese

Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro – Castellanza

Associazione 5 agosto 1991 – Buscate

NO Terza Pista

 

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Novembre 2018
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