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Dal centro di accoglienza all’autonomia lavorativa, le storie di Mohamed e Boubacar

I due giovani migranti sono a Legnano dal 2014 e per loro si prospetta un futuro da dipendenti  OFFICINA CASONA, I PRODOTTI DEI MIGRANTI-ARTIGIANI PIACCIONO

Mohamed è partito dal Gambia nel 2014. Aveva 20 anni e il suo unico obiettivo era quello di aiutare la sua famiglia. Come per la maggior parte dei migranti, prima di affrontare il Mediterraneo è passato dalla Libia dove, fermato senza permesso di soggiorno, è stato rinchiuso per sei mesi in carcere. Un’esperienza «durissima». Poi l’approdo in Sicilia, tappa che ha preceduto quella al centro di accoglienza di Bresso per essere mandato a Legnano, città in cui è riuscito ad integrarsi fino a rendersi autonomo. Tanto che da settimana prossima, terminato il percorso di seconda accoglienza Sprar, andrà a vivere in una casa in affitto con un contratto da dipendente.

Suo coinquilino nell’appartamento di Busto Arsizio sarà Boubacar, migrante originario del Senegal con cui Mohamed ha condiviso gli ultimi 4 anni a Legnano. Anche lui è passato dalla Libia – fortunatamente scampando al carcere -, è sbarcato in Sicilia e dal centro di accoglienza di Bresso è arrivato poi a Legnano dove è stato accolto insieme ad altri 25 migranti nel centro di via Quasimodo, stabile di proprietà comunale “smantellato” lo scorso febbraio.

Dopo due anni tra volontariato e scuola, i due ragazzi, ottenuto lo status di protezione umanitaria, sono stati “premiati” passando al progetto di secondo livello Sprar seguito dalla Fondazione  Somaschi Onlus. Dal centro sono stati trasferiti in appartamenti privati per affrontare quello che per la maggior parte degli stranieri (e non solo) è il passo più difficile: la ricerca di un lavoro. Ed è in questo tortuoso percorso che le strade di Mohamed e Boubacar si sono incrociate con quelle di Officina Casona, laboratorio artigianale di formazione per migranti, inaugurato nel settembre del 2017 a Castellanza in un bene confiscato alla criminalità organizzata. Ed è sempre qui che li abbiamo incontrati insieme a Serena Banfi dei Padri Somaschi. 

«A Legnano ho avuto la fortuna di fare fin da subito buone amicizie, anche con i legnanesi – racconta Mohamed con un italiano ormai fluente – Per quasi due anni ho aiutato i bambini all’uscita di scuola insieme ai volontari Auser, un’esperienza che mi è servita molto anche per entrare in contatto con le persone della comunità locale. Ho anche lavorato come volontario al Parco Castello, che abbiamo ripulito dalla sporcizia con la Protezione Civile. Per imparare la lingua però è stata fondamentale la frequenza dei corsi di italiano al Cpia e al centro Gulliver. Grazie a tutte queste esperienze oggi riesco a tenere corsi di formazione e a farmi capire». Mohamed nel suo Paese faceva il sarto ed è stato naturale per i fondatori di Officina Casona introdurlo nel laboratorio di sartoria. Da corsista è diventato tirocinante e quindi dipendente. Il giovane gambiano ha trovato un appartamento a Busto Arsizio e si manterrà da solo riuscendo anche ad aiutare la sua famiglia da lontano.

Percorso analogo per Boubacar (28 anni) che sarà il prossimo tirocinante ad essere assunto all’interno di Officina Casona: «Quando ero al centro di via Quasimodo – racconta – ho fatto il volontario alla Uildm, ho studiato italiano e qui ad Officina sono partito dal laboratorio di meccanica, lavoro che già svolgevo nel mio Paese e qui ho avuto la possibilità di affinare meglio la mia tecnica».

Naturalmente non tutti i percorsi di integrazione hanno un finale così positivo, ma le storie di Mohamed e Boubacar dimostrano la validità di un percorso di inserimento sociale e lavorativo avvenuto anche con il coinvolgimento di diverse realtà del territorio: «Su un centinaio di migranti seguiti, una decina hanno trovato casa e lavoro – spiega Serena Banfi – e, sicuramente, l’apertura di una realtà come Officina Casona ha aiutato molto i nostri ragazzi che ora lasciamo in autonomia. Lo stesso vale per le esperienze precedenti di volontariato».

Il progetto Sprar continuerà fino al 2020 con 19 posti letto a disposizione (divisi tra i comuni di Legnano, Canegrate e Villa Cortese), molti dei quali sono già occupati. Si tratta della prosecuzione di un percorso già avviato dalla precedente giunta Centinaio, che il Governo con il nuovo decreto migrazione ha intenzione di rivolgere a soli migranti con titolo di protezione internazionale e minori non accompagnati: «Quello che mi preoccupa – conclude Serena con l’occhio da educatrice – non sono le regole che cambiano, ma il clima diffuso di paura che si sta venendo a creare».

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Pubblicato il 09 Ottobre 2018
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