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San Giorgio, un Cristo Redentore in legno per l’asilo “Arcobaleno dei Bambini”

La scultura lignea, ricavata da un platano ormai malato, è stata realizzata, come già avvenuto per l'angelo lo scorso anno, dalla scultrice Roberta Mariani

Lo scorso anno, nel giardino della scuola dell'infanzia "Arcobaleno dei Bambini", aveva fatto la sua comparsa un nuovo angelo custode. Quest'anno, per i giovanissimi studenti dell'istituto la "sorpresa" di inizio anno è stato un Cristo Redentore, arrivato a dare manforte all'angelo nella "veglia" sui bambini.

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San Giorgio - Cristo Redentore in legno per l'asilo "Arcobaleno dei Bambini" 4 di 12

A lasciare il passo alla nuova scultura lignea, un platano alto circa quattro metri ormai "storico" per il giardino della scuola dell'infanzia. Platano che, però, nei mesi scorsi era finito sotto la lente di ingrandimento di un agronomo, che aveva riscontrato una sofferenza dell'albero, ormai malato, ed una sua possibile pericolosità. Così, come era stato dodici mesi fa per un vecchio pino, anche il platano è rinato a nuova vita grazie all'intervento della scultrice Roberta Mariani, unica artista donna ad essersi aggiudicata il primo premio in palio al XVI Simposio di Scultura che si è tenuto lo scorso luglio al castello di Ossana. L'intervento, come era già avvenuto in passato, è stato frutto della collaborazione di un ex studente rimasto legato alla "sua" scuola materna, il sangiorgese Cesare Meneghelli.

«La scelta del soggetto è stata delle suore che gestiscono l'istituto, che hanno chiesto espressamente la realizzazione di un Cristo Redentore con le braccia alzate – spiega Roberta Mariani –. Abbiamo incontrato diverse difficoltà sin da quando ci siamo messi all'opera. Inizialmente, il platano aveva un terzo tronco, quello che avrebbe dovuto diventare la testa della scultura, ma, eliminate le parti alte dei rami, ci siamo accorti che l'albero era cavo: così, abbiamo ripensato completamente al progetto iniziale, anche allo scopo di mostrare al pubblico quanto fosse ormai "morente" l'albero e per quale motivo sia stato tagliato».

«Non potendo lavorare sulla parte centrale – continua la scultrice –, ho dovuto creare i volumi intervenendo solo sulla superificie esterna: un'operazione abbastanza rischiosa e complessa. Ho optato per una serie di tagli lungo il corpo, una scelta prima di tutto funzionale. La parte cava dell'albero, infatti, arriva all'incirca fino ad un metro e mezzo o due di altezza dal suolo, con il risultato che, in caso di pioggia, il tronco si riempirà d'acqua: l'idea, quindi, è quella, attraverso i tagli, di far defluire l'acqua. Oltre all'aspetto funzionale, poi, ho utilizzato i tagli per creare maggiore movimento, anche grazie al gioco di chiaroscuro. Ho scelto anche di esasperare la grandezza delle mani, quelle mani rivolte al cielo che rappresentano l'accoglienza del divino. Anche il volto è di dimensioni abbastanza grandi: insieme alle mani, sarà il punto focale per l'attenzione».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 18 Settembre 2018
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