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Carne equina, sequestrato macello tra i più grandi della Lombardia

Trovati animali dei quali non si conosceva la provenienza- I Carabinieri sono intervenuti la mattina del 17 agosto su ordine della Procura di Busto dove ha sede l'azienda. 

Macellavano cavalli e rivendevano la carne di cui non si conosceva la provenienza. Sequestrato uno dei più grandi macelli equini della Lombardia con sede a Busto Arsizio, il "Riccato Corrado Bruno". L'Intervento è stato eseguito questa mattina, 17 agosto, dai Carabinieri del Nucleo Forestale su ordine della Procura della Repubblica del Tribunale di Busto Arsizio. 

Le indagini effettuate dal reparto l’Aliquota per i Reati Ambientali della Procura, insieme ai Carabinieri del Nucleo Forestale e ai veterinari dell’Ats Insubria, hanno permesso di accertare una serie di violazioni compiute dal titolare del macello in tema di igiene e salubrità degli alimenti, di corretta tenuta dei registri di stalla, nonchè in tema di tracciabilità degli animali macellati e poi messi in vendita. 

L'ultimo, grave, episodio risale a un mese fà quando sono stati trovati cavalli dei quali non si conosceva la provenienza e la loro storia sanitaria. Non solo gli animali non venivano  sottoposti alla visita obbligatoria dai veterinari dell’Ats ma, in fase di macellazione, veniva asportata la parte di cervicale dove viene inserito il microchip che dovrebbe contenere la storia del cavallo dal punto di vista sanitario. Nell'azienda è stata anche rinvenuta documentazione di accompagnamento falsificata.

Da tempo l’azienda, composta da allevamento, laboratorio di macellazione, sezionamento e trasformazione carne, era sotto stretta osservazioni per aver violato più volte, in passato, la normativa relativa alla tracciabilità degli animali che venivano macellati. Nel solo 2017 nel macello bustese sono stati macellati 424 cavalli e nel 2018 era già arrivato a quota 200.

Già nel 2012 il titolare dell’azienda era stato denunciato per gli stessi motivi e l’Ats era dovuta ricorrere alla sospensione dell’attività. Questa volta il giudice ha ritenuto necessario sottoporla a sequestro per evitare la reiterazione del reato e quindi potenziali pericoli per la salute pubblica.

Al momento vengono contestati al titolare dell’azienda i reati di uccisione di animali, detenzione per il commercio di sostanze alimentari nocive e frode nell’esercizio del commercio. Ulteriori indagini sono in corso per stabilire eventuali responsabilità di altri soggetti. 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Agosto 2018
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