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Morti in corsia, in aula l’infermiera che ha dato il via all’inchiesta

Oltre quattro ore di audizione per Clelia Leto, che con la sua denuncia il 20 giugno 2014 ha fatto scattare l'inchiesta "Angeli e Demoni"

Entra nel vivo il processo a Leonardo Cazzaniga, l'ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno chiamato a rispondere davanti alla Corte d'Assise di Busto Arsizio di 14 morti sospette, 11 delle quali avvenute in corsia e 3 nella famiglia della sua amante e infermiera Laura Taroni.

Al banco dei testimoni nell'udienza di oggi, venerdì 15 giugno, si è seduta una delle testimoni chiave tra i 249 che saranno chiamati a deporre davanti alla Corte presieduta da Renata Peragallo: Clelia Leto, l'infermiera che con la sua denuncia il 20 giugno 2014 ha dato il là all'inchiesta "Angeli e Demoni".

La donna, che ha preso servizio nel febbraio 2012 nel reparto saronnesse allora guidato da Nicola Scoppetta, in oltre quattro ore di esame e controesame ha ripercorso, nelle domande del pubblico ministero prima e degli avvocati di parte poi, il suo rapporto con il medico e i fatti di quegli anni: quegli stessi fatti per cui Cazzaniga è ora imputato davanti alla Corte bustocca.

Dalle parole dell'infermiera è emerso un quadro fatto di «comportamenti spesso sopra le righe», tra riferimenti volgari e atteggiamenti sprezzanti – e qualche volta aggressivi («Ti distruggo», «Ti ammazzo», «Tu qui hai vita breve») – nei confronti di medici, infermieri, soccorritori, pazienti e parenti che gravitavano nell'orbita del pronto soccorso. Di farmaci ansiolitici assunti direttamente da flaconi presi dagli armadietti dei medicinali di corsia, di "accondiscendenza" con pregiudicati tossicodipendenti e di voci – che per Clelia Leto sono gradualmente diventate qualcosa di più – su quello che dalle indagini sarebbe emerso come il "protocollo Cazzaniga".

E soprattutto conflitti sempre più aspri tra l'odierna teste e l'ex viceprimario sulla gestione di pazienti in condizioni particolari, per i quali, secondo quando riportato dall'infermiera, per Cazzaniga le cure sarebbero state solo un «prolungamento di agonia»: pazienti che, nelle parole di Clelia Leto, per il medico imputato «non si potevano neanche più considerare esseri umani, ma solo organismi». Conflitti fatti di dosaggi di farmaci indicati da Cazzaniga che l'infermiera si è rifiutata di somministrare ritenendoli eccessivi e non di aiuto ai pazienti ma anzi dannosi, sfociati nella segnalazione fatta protocollare da Clelia Leto a seguito della quale l'azienda ospedaliera ha istituito una commissione ad hoc: in ultima analisi, però, per quella commissione Cazzaniga «essendo un anestesista e rianimatore esperto poteva somministrare quei farmaci». 

Tutti momenti, quelli raccontati dalla teste durante l'audizione fiume, che si sono sovrapposti e intrecciati alle voci sempre più insistenti intorno alle circostanze «strane, sospette» in cui nel giro di sei mesi erano morti il marito, il suocero e la mamma di Laura Taroni.

Sarà ora il racconto degli altri testimoni, insieme alle altre prove per cui è stata oggi disposta l'ammissione, a permettere alla Corte d'Assise bustocca di continuare a ricostruire il quadro degli eventi di quegli anni. 

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 15 Giugno 2018
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