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Ex Rimoldi-Necchi, ancora un’ordinanza da Palazzo Molteni

Nel mirino l'efficienza dei piezometri, il ripristino del barrieramento idraulico e il piano di caratterizzazione dell'area

Tornano ad accendersi i riflettori sull'area della ex Rimoldi-Necchi, che per decenni ha ospitato l'allora colosso mondiale delle macchine per cucire. Area che da vent'anni, a corrente alternata, è al centro di polemiche legate all'inquinamento ed allo smaltimento dei rifiuti, tra provvedimenti del Comune per la bonifica dei terreni ed interventi da parte dell'autorità giudiziaria.

Lo scorso 20 novembre, infatti, l'area di via Montebello 33, che è stata individuata «tra le priorità di intervento definite del piano regionale di bonifica delle aree inquinate», è stata oggetto di un sopralluogo congiunto da parte di Palazzo Molteni, Regione Lombardia, Città Metropolitana, Arpa Lombardia, ATS Città Metropolitana di Milano e Polizia Locale di Busto Garolfo. Sopralluogo durante i quale è emerso «lo stato di ammaloramento generale ed il mancato funzionamento dei pozzi barriera esistenti» e non è stato possibile «causa inaccessibilità degli stessi, (…) verificare l'efficienza di tutti i piezometri».

Così la proprietà, «in considerazione dello stato generale in cui versa l’area» e di quanto previsto dalle norme di legge, era stata diffidata ai primi di gennaio al compimento di una serie di verifiche ed eventuali ripristini, rispetto ai quali, però, nei 120 giorni di tempo concessi non è stata consegnata alcuna documentazione. Da lì le ordinanze pubblicate nei giorni scorsi sull'albo pretorio del comune, affinchè si proceda a «verificare l’efficienza dei piezometri, ripristinandoli in caso di non funzionamento», «ripristinare l’efficacia ed efficienza del barrieramento idraulico realizzato, così come a suo tempo previsto» e «presentare il piano di caratterizzazione dell’area».

Le ordinanze fanno seguito ad un medesimo provvedimento emanato lo scorso mese di dicembre e relativo a «diversi tipi di rifiuti non identificabili a vista, tra cui fustini pieni e vuoti, lastre di materiale di copertura presumibilmente contenenti cemento amianto ed arredi in evidente stato di ammaloramento, distribuiti in vari punti della proprietà», dei quali erano state ordinate la «caratterizzazione e classificazione con idoneo CER», oltre che l'«avvio a recupero o allo smaltimento in impianti autorizzati».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 21 Maggio 2018
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