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Centro antiviolenza, una “casa” per non lasciare sole le donne

Dall'apertura, il centro antiviolenza ha preso in carico 293 donne. Solo nei primi tre mesi dell'anno, i nuovi accessi sono stati 30. 

«Il Centro Antiviolenza a Legnano, nel primo trimestre di quest'anno, ha iniziato a raccogliere dei frutti importanti: basti pensare che solo in questi tre mesi sono state prese in carico 30 donne (di cui due avevano abbandonato nel 2015 ed ora sono tornate, ndr), un dato che sottolinea da solo il progresso». Così Chiara Sereno, counselor  di "Filorosa Auser", oggi, giovedì 20 aprile, ha iniziato ad illustrare i dati emersi dalle attività del Centro tra gennaio e marzo 2017.

Se ora si raccolgono questi frutti, è grazie ad una rete nata nel 2013 con capofila il Comune di Cerro Maggiore, che ha reso possibile nel tempo la creazione di due Centri per donne vittime di violenza, il primo a Legnano e il secondo a Magenta. Nel progetto sono stati coinvolti i 4 ambiti territoriali del Legnanese, del Magentino, del Castanese e dell'Abbiatense, per un totale di 51 Comuni e circa 440mila abitanti.

Il Centro offre alle donne che decidono di chiedere aiuto consulenza legale, supporto psicologico e il sostegno dei servizi sociali. Nelle situazioni a più alto rischio, le vittime vengono collocate in strutture letteralmente protette, per neutralizzare il rischio di recidiva nella violenza fisica. Nelle situazioni a rischio medio-basso, invece, si ricorre a percorsi di supporto a domicilio o tramite l'offerta di alloggi mediante housing sociale. Ad aiutare le donne vittime di violenza, c'è sia personale volontario adeguatamente formato che personale specializzato, ma solo di sesso femminile. Lo impone la legge, prima di tutto; ma c'è un lato "umano" che non si può trascurare: «le donne vittime di violenza – ha spiegato la dottoressa Sereno -, possono sentirsi maggiormente a proprio agio in questo modo, e non aggiungere resistenze nel percorso di sostegno psicologico»

«Dall'apertura del Centro nel marzo 2015 – spiega Gaetana Giambruno dei servizi sociali del Comune di Cerro Maggiore –, sono state prese in carico 293 donne, delle quali 34 ora sotto protezione. Il primo anno, il finanziamento di Regione Lombardia al progetto è stato di 75mila euro, mentre il secondo anno Regione Lombardia ha messo a disposizione 86mila euro, oltre ai contributi messi a disposizione dai Comuni. Regione Lombardia rifinanzierà sicuramente il progetto, ma anche qualora finanziamento dovesse ridursi, i Comuni si occuperanno di intervenire per la stabilizzazione».

Numeri, quelli sopraelencati, che non possono che metterci di fronte ad un fenomeno in emersione«Abbiamo a che fare – commenta l’assessore legnanese alle pari opportunità Chiara Bottalo con la punta di un iceberg che nasconde un fenomeno ben più diffuso. Chi bussa alla porta del Centro è soltanto una minima parte delle donne che subiscono abusi di varia natura nel chiuso delle mura domestiche».

Non solo, oltre ad essere in emersione, il fenomeno sta iniziando a presentare delle nuove connotazioni: il mese scorso, ad esempio, è stato un uomo a rivolgersi al Centro antiviolenza, e sono in aumento i casi di violenza anche all'interno delle coppie omosessuali, sia maschili che femminili.

Un ulteriore deciso contributo alla lotta contro questi odiosi fenomeni, ha spiegato l'assessore alle politiche sociali Gianpiero Colombo, arriverà nei prossimi mesi grazie all’apertura di una più ampia sede del Centro Antiviolenza della Rete Ticino Olona. Sede che, se la Regione darà la propria approvazione, è destinata a sorgere in un immobile situato in via Pasubio, nel rione San Martino (qui il servizio), al cui piano superiore troveranno a disposizione anche una decina di posti letto per donne messe sotto protezioni e provenienti da territori diversi dal nostro.

Redazione
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Pubblicato il 20 Aprile 2017
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