L’arrivo del Coronavirus ha stravolto quasi totalmente la nostra quotidianità:la gente ha paura e si chiude nelle proprie case e a volte reagisce con l’egoismo: basta vedere l’assalto ai supermercati, le mascherine e i disinfettanti esauriti oppure venduti a prezzi triplicati, i tassisti che non accettano clienti asiatici, alunni cinesi sgraditi se non respinti dalle scuole, turisti con gli occhi a mandorla trattati come untori.

Queste situazioni estreme portano la gente a vedere l’altro come un nemico, un possibile untore, un veicolo di contaminazione e a vedere ovunque potenziali fattori di infezione e quindi ci fa sospettare di tutto e di tutti: prima gli stranieri e i frontalieri, poi quelli che ci sono vicini.

Secondo noi è giusto e normale essere tutti preoccupati. Ma la preoccupazionedeve prima di tutto significare attenzione per gli altri e per le persone che amiamo e non deve trasformarsi in allarmismo e quindi bisogna evitare comportamenti irrazionali.

Anche se alcune di noi un po' l'abbiamo fatto, ragionandoci pensiamo che non dovremmo farci prendere troppo dal panico per questa epidemia perché rischieremmo, come nel passato, di lasciare isolate troppe persone che magari hanno bisogno di aiuto e addirittura di emarginare intere categorie di persone.

Però, un po' di attenzione e prudenza sono necessarie per fare in modo che la malattia non si diffonda troppo.

Prima, però, gli ospedali attrezzati per questo tipo di malattie non esistevano, e non esistevano neanche i mezzi per esaminare i virus e curare i contagiati;quindi ritengo che siamo molto fortunati.

Quindi, come abbiamo sempre fatto nella nostra vita, dobbiamo prendere e accettare tutti gli avvenimenti sia brutti che belli e tentare di risolverli nella giusta maniera.

Facciamo quello che possiamo rispettando i limiti e le avvertenze.

Raimondi, Re Cecconi, Tiberi, Toraldo