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Kobe Bryant, anche il Cinema piange il cestista premio Oscar

Il campione del basket nel 2018 ha vinto un Oscar, premiato per il miglior cortometraggio d’animazione

Erano le 03:38, agli Oscar 2018 veniva premiato il miglior cortometraggio d’animazione.
Il commento fu il seguente: “E l'Oscar, come miglior cortometraggio d'animazione, va a Glen Keane e, soprattutto, a Kobe Bryant per "Dear Basketball"!”.
Che gran notizia. Ero molto contento, uno dei miei cestisti preferiti che si guadagnava un premio cinematografico.
Campione indiscusso sul parquet, 5 anelli conquistati, 2 Olimpiadi con la maglia degli USA, non ha potuto non distinguersi anche fuori dal campo portandosi a casa un premio Oscar. L’unico cestista, ad oggi, a poter vantare questo riconoscimento. “Dear Basketball” era basato sulla lettera che scrisse quando annunciò il suo ritiro, per problemi alla schiena, dal mondo del basket nel 2015. Se non l’avete ancora visto vi consiglio di andarlo a vedere, pura poesia.
Icona dello sport, la notizia del suo decesso è di quelle brutte, reso ancora più dolente dalla scomparsa di altre otto persone, tra cui la figlia, Gianna Maria, di appena 13 anni.
[pubblicita]     Alla notizia ho subito pensato a quando avevo io quell’età, a quando imparavo ad amare il gioco ed il giocatore.
Agli inizi degli anni duemila erano due i miei giocatori che mi hanno fatto impazzire: Kobe e Allen Iverson. Roba che quando si andava a giochicchiare nei campetti partiva sempre la frase “ecco, alla Kobe Bryant!”. Eh si, perché era l’esempio che tutto era realizzabile, nulla era impossibile. Non bisogna essere dei grandi intenditori di basket per capire la grandezza che ha saputo trasmettere questo ragazzotto di Filadelfia. Talento, doti atletiche e carisma ne hanno fatto uno dei più forti di sempre, dietro solo a un certo Michael Jordan.
E pensare che le basi le ha imparate proprio qui in Italia. Infatti dai 6 ai 13 anni, accanto a papà Joe Bryant, anch'egli cestitsa, passò da Rieti, Pistoia e Reggio Emilia. Spesso ha dichiarato, parlando tra l’altro in un ottimo italiano, che gli piaceva venire a far visita ai suoi vecchi amici e non ha mai nascosto il cuore rosso nero, risaputo infatti il suo amore per il Milan.
Dispiace molto, è un pezzo d’infanzia che se ne va, ma sicuramente rimarrà sempre fonte d’ispirazione.
Grazie di tutto, Kobe.

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Gennaio 2020
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