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“Una serie di sfortunati eventi”: appena, appena sufficiente

Per un pugno di recensioni va controcorrente nel giudizio sulla seguita serie tv prodotta da Netflix...

"Una serie di sfortunati eventi" (2017) è una serie tv prodotta da Netflix, tratta dal ciclo di romanzi di Lemony Snicket. Nella sua prima stagione la serie racconta le vicissitudini dei primi 4 libri, in totale sono 13, in cui ci troviamo a seguire una serie di sfortunati eventi che perseguitano i giovani Baudelaire. 
Violet, Klaus e Sunny Baudelaire sono tre orfani, i loro genitori sono vittime in un incendio e si ritrovano ad essere affidati prima al Conte Olaf, unico e vero antagonista della serie, poi ad altri tre tutori, in qualche maniera collegati alla loro famiglia. 
Se qualcuno di voi ha visto il film – Lemony Snicket, Una serie di sfortunati eventi  – per i primi episodi non assisterà a nulla di nuovo, nulla di veramente nuovo rispetto al film. Ma questo è un aspetto che ci si poteva aspettare, la serie seguirà le vicende cosi come nel libro e quindi rivedere certe situazioni già apparese sul grande schermo è cosa normale. Considerate le ottime recensioni, è facile ipotizzare che ne usciranno altre due o tre stagioni.
Ma la serie merita una media voti veramente alta (media del 8.5)? 
Dovessi dare un voto, non andrei oltre il 6. 
La serie ha ritmi bassissimi e, a parte qualche lampo qui e là, non sembra mai spiccare il volo. La recitazione è molto debole e a volte poco credibile. E’ il Conte Olaf, personaggio alquanto interessante , quello che dovrebbe avere una presenza importante all’interno del prodotto, ma Neil Patrick Harris lo trovo totalmente fuori contesto, nulla a che vedere con il più grottesco e strambo Conte Olaf di Jim Carrey nel 2004. 
Sonia Saraiya di Variety ha detto “è il risultato che si avrebbe se Wes Anderson e Tim Burton decidessero di fare una serie televisiva insieme.”. Personalmente non sono d’accordo, perché trovo che sia tutto tranne che una fresca e divertente avventura. L’unica cosa veramente realizzata bene è la scenografia, decisamente convincente e ispirata.  
Infine la grande parte, se non totale, lavorazione della serie in teatri di posa e l’uso massiccio di ricostruzioni in post produzione fa sì che sia un’avventura del tutto finta. Di fatto lo è, ma per una produzione importante come questa mi aspettavo che la finzione fosse più reale, come poteva essere un Tim Burton negli anni 90 per intenderci.

 

J.J. Bustamante – Make1Movie Production

 

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 11 Febbraio 2017
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