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Profughi: “Non vogliamo i campi come a Bresso”

In commissione le richieste da presentare lunedì 2 maggio al prefetto... Jamess e Youb premiati volontari "modello"

«Siamo disponibili a studiare risposte che siano adeguate alla grave situazione dei profughi, purchè queste siano concordate con le amministrazioni locali del territorio e ugualmente attente alle esigenze dei cittadini di cui siamo responsabili come amministratori». La posizione dei gruppi di maggioranza (Qui il comunicato stampa completo) sull'emergenza profughi, è stata ribadita la sera del 28 aprile nella commissione consiliare convocata con urgenza a Palazzo Malinverni in vista dell'incontro tra il sindaco e il prefetto di Milano posticipata a lunedì 2 maggio.

Una posizione nei principi condivisa anche dalle opposizioni e dalle associazioni invitate alla riunione:  «Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte a questa emergenza che va affrontata oltre le differenti visioni politiche – ha esordito il sindaco Alberto Centinaio – Spero che dopo questa commissione si arrivi ad avere un'idea condivisa per andare dal prefetto con una sintesi di come la città intenda gestire questa situazione: queste persone vanno accolte con l'intelligenza e con le capacità che abbiamo: i campi come a Bresso non li vogliamo». La possibilità di un arrivo massiccio di profughi – si parla di 350 persone – per ora è solo una voce: «Siamo nel vago – ha detto il primo cittadino – ci sono solo chiacchiere e chiacchiericci. L'ultima volta che ho incontrato il prefetto fu un mese fa, quando chiese a tutti i sindaci l'elenco degli immobili liberi». Monsignore Angelo Cairati e il sindaco hanno dichiarato di non sapere nulla di eventuali ulteriori chiamate dal prefetto, il primo, e di allacciamenti di corrente o gas alla Caserma, il secondo. 

La ex caserma Cadorna sarebbe uno degli immobili liberi sul territorio anche se il suo stato attualmente, ha ricordato Centinaio, è di degrado e così come è, risulta pericolosa. Ci sarebbe anche la ex scuola Medea che il Comune ha già chiesto alla Città Metropolitana per ospitare il Cpia per l'istruzione per adulti e per la cui sistemazione sono stati previsti 100 mila euro. Qui i posti per ospitare persone sarebbero decisamente inferiori. «L'esperienza di via Quasimodo gestita da una rete di associazioni è positiva, facciamo sì che dall'essere un problema l'accoglienza possa diventare un'opportunità», ha auspicato il consigliere Lorenzo Radice.

Da parte dei consiglieri di minoranza, la richiesta di «non accettare supinamente i diktat del prefetto e di condividere questa emergenza con altri Comuni e con la città e le opposizioni», ha detto Domenico Gangemi (Fratelli d'Italia). «Un problema che dobbiamo affrontare è conoscere chi verrà qui sul territorio, l'età delle persone e le esigenze» ha sottolineato Letterio Munafò (Forza Italia). Per Luciano Guidi (Ncd) «la prima cosa da ribadire è che la l'accoglienza deve essere un valore e non assistenzialismo passivo». Mentre la pentastellata Marinella Saitta si è detta contraria a lager e centri di accoglienza auspicando che nessuno lucri su questa emergenza, «mi fa paura l'imprenditore umanitario». 

A parlare per le associazioni è stato Valerio Pedroni dei Padri Somaschi: «Concordo con la posizione del sindaco di restare su numeri di profughi che siano governabili, si può arrivare anche a 50-70 persone, ma oltre diventerebbe un'operazione complicata da gestire. Il valore grande che ha avuto l'accoglienza dei primi 25 profughi a Legnano è stato il lavoro condiviso da una rete di associazioni: questi ragazzi si sentono accolti dalla comunità legnanese». 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 29 Aprile 2016
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