Riceviamo e pubblichiamo

Abbiamo letto negli ultimi giorni degli articoli su Accam che riportano dichiarazioni errate riguardo le decisioni prese dai soci nell'ultima assemblea. Viene scritto che i soci hanno deciso di posticipare la chiusura dei forni al 2021, mentre in realtà ciò che è passato è una mozione che chiede di valutare un secondo piano industriale con chiusura al 2021 e quindi posticipo al 31 ottobre di una decisione finale se votare il bilancio già presentato o un secondo bilancio derivante dal nuovo scenario.

Si fa presente che il bilancio presentato era stato comunque valutato positivamente da cda e revisori dei conti e non avrebbe avuto ricadute economiche sui cittadini perché la svalutazione dell'impianto si risolveva riducendo il capitale sociale, mentre il posticipo della chiusura porterà investimenti tra i 5 e gli 8mln in filtri e sistemi di abbattimento fumi con il mantenimento di tariffe fuori mercato per ulteriori tre anni (per rientrare di questi investimenti), ma questo non sembra spaventare le amministrazioni di Busto, Gallarate e Legnano che hanno chiesto questa nuova valutazione.

La verità però è che per poter chiudere in breve tempo l'inceneritore occorre che anche i comuni di Busto e Legnano facciano la loro parte: Busto Arsizio non ha ancora sciolto il nodo sull'uso del terreno (che nella scorsa amministrazione era stato negato dalla lega ) e il comune di Legnano non ha mantenuto la promessa fatta nella penultima assemblea di favorire un dialogo tra AMGA e Accam per un accordo sull'impianto dell'umido. Tant'è che all'ultima assemblea l'argomento non è stato nemmeno trattato. Questa mancanza di volontà di agire per la chiusura dei forni oggi aggrava la situazione finanziaria già precaria di Accam e apre la triste prospettiva della liquidazione dell'azienda.

Claudia Cerini
Consigliere M5S Busto Arsizio