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La ripresa? Rimandata a settembre. Forse

La previsione di Paolo Galassi, presidente A.P.I., associazione piccole e medie industrie...

La ripresa? Rimandata a settembre. Forse. E' ancora carico di dubbi Paolo Galassi, presidente A.P.I., associazione piccole e medie industrie, che considera il vero banco di prova, per le PMI, l’apertura degli stabilimenti dopo la pausa estiva. 

"Agli imprenditori – afferma Galassi – quel piccolo segno “più” che ha caratterizzato l’industria manifatturiera nell’ultimo periodo, appare troppo fragile e irrisorio di fronte ad anni di cali di fatturato e altalenanti andamenti di ordinativi. Pesano, ad esempio, le oltre 840 mila ore di cassa integrazione ordinaria che sono state richieste dalle associate nelle provincie di Milano, Monza e Brianza, Lodi, Pavia e Bergamo nei primi 7 mesi del 2015".

"E se i dati delle relazioni industriali indicano un decremento dell’uso della cassa integrazione – prosegue il presidente API – è pur vero che tale diminuzione è dovuta alla chiusura di molte aziende e di altre che non possono più beneficiare degli ammortizzatori. In alcuni territori, come nel Pavese, le difficoltà imposte dalla crisi si sono tradotte in un aumento delle vertenze individuali, riguardanti sia la risoluzione del rapporto di lavoro ma anche, come evidente nel territorio del Sud Ovest Milano, attraverso la revisione delle retribuzioni dei dipendenti, sia a livello individuale che collettivo, diminuendo superminimi e mensilità aggiuntive. Le industrie stanno facendo il possibile per “reggere” anche se si nota, una netta spaccatura tra le aziende che si sono rilanciate e lavorano con l’estero e quelle che purtroppo non riescono a far fronte alla crisi".

"Le prime – spiega Galassi – sono principalmente pmi che producono prodotti di alta qualità, che vorrebbero assumere grazie agli sgravi contributivi del Jobs Act ma temono di fare un investimento sul personale. In altre si studiano nuove politiche di welfare. Quelle in crisi hanno difficoltà a effettuare una pianificazione del lavoro e alternano periodi di picchi ad altri con assenza di ordini. In tutte le pmi è comunque l’incertezza a farla da padrone. Si è persa la fiducia, soprattutto nelle realtà di piccole dimensioni che si rivolgono sempre più alle associazioni, ai “famigerati” corpi intermedi, per la tutela dei loro interessi nella consapevolezza che presentarsi in un’entità compatta, omogenea e numerosa sia l’unica via contro “i grandi” per chiedere a gran voce di avere finalmente una politica industriale forte. Non basta dire: “taglieremo le tasse”.

Le pmi chiedono: “Come? Quando? Se la “coperta dei fondi a disposizione è sempre la stessa”!

"Se a settembre – il messaggio finale del presidente API – quel segno “più” non sarà consolidato da riforme che abbattano “le zavorre” – costo del lavoro strutturale, pressione fiscale, burocrazia, costi della politica, difficoltà di accesso al credito, tempi della giustizia – per investire i fondi nell’economia reale la ripresa dovrà essere rimandata. Per l’ennesima volta. Dopo otto anni di crisi".

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 01 Agosto 2015
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