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Strangolata al motel: la prostituta sognava una vita normale

Continua il processo in cui il 42enne Pizzocolo è accusato di aver ucciso una 18enne - A descrivere la giovane è stato l'avvocatessa Bertoli...

(g.s.) – Voleva un lavoro onesto così da poter avere una famiglia tutta sua. Invece, a soli 18 anni, Lavinia Simona Ailoaiei, viene strangolata in un motel a Olgiate Olona e il suo cadavere, brutalmente violato, è stato abbandonato, come un oggetto usato, in un campo di mais nella campagna Lodigiana.

Aveva sogni comuni a tante altre ragazze la vittima della macabra storia che, in questi giorni, sta prendendo forma, nell'aula del Tribunale di Busto Arsizio, per il processo ad Andrea Pizzocolo. Il ragioniere 42enne di Arese accusato, appunto, di "omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi futili e abbietti, dalle sevizie, di vilipendio e oscenità su cadavere".

Durante la terza udienza, davanti alla Corte d'assise presieduta dal giudice Renata Peragallo, il profilo della giovanissima prostituta ha iniziato lentamente a delinearsi. Era giovane, bella, incosciente e con tanta voglia di vivere, proprio come una qualsiasi 18enne. A confermarlo l'avvocatessa Tiziana Bertoli, parte civile che rappresenta i familiari della vittima. A margine del processo racconta: «Lavinia sognava una famiglia tutta sua ed è per questa ragione che ha deciso di lasciare la Sicilia dove abitava con sua madre e di seguire il fidanzato a Milano. E' qui che finisce nel mondo della prostituzione e incontra Pizzocolo».  L'avvocatessa Bertoli ha poi aggiunto: «Questo non è un gioco erotico finito male. Pizzocolo ha pianificato tutto: non ha mai detto a Lavinia della presenza delle telecamere, non le mostra mai le fascette da elettricista che poi userà per strozzarla. E, infine, con freddezza riposiziona le telecamere nel motel di Lodi per riprendere da ogni angolazione anche l'azione di vilipendio. Non si deve pensare che, se una donna fa la prostituta, allora può perdere la vita o subire brutalità. Questa è una vicenda che rientra nei frequenti casi di “femminicidio” in cui le donne diventano un oggetto ad uso e consumo del carnefice».

La giovane romena, quindi, arrivata con buoni propositi nella grande città di certo non avrebbe mai immaginato che i suoi ultimi istanti di vita venissero filmati da 5 spycam  entrando così a far parte della così detta "collezione" di Pizzocolo. Una raccolta di perversi filmati amatoriali a sfondo sessuale che, secondo quando testimoniato da un'operatore della Polizia di Stato di Lodi, conta più di 50 ragazze: solo Lavinia è deceduta.

Ricordiamo che il processo proseguirà senza interruzioni e vedrà l'avvocato difensore Lepre  sostenere la tesi del gioco erotico finito in tragedia, nonostante Pizzocolo abbia trasportato il cadavere in un altro motel dove si è consumato l'atto necrofilo. Dall'altra parte l'avvocatessa Bertoli cercherà di provare la tesi di un omicidio calcolato con freddezza.

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Ottobre 2014
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