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A Borsano il “gioco” che fa vivere l’esperienza di un migrante

Il percorso, della durata di 15 minuti,  è basato sulle storie autentiche raccolte dai volontari Caritas...

Nell’ambito della Festa Patronale della Parrocchia di Borsano, sarà possibile vivere l’ esperienza degli “Sconfinati” ovvero “Siamo tutti sulla stessa  barca”, proposta della Caritas Ambrosiana di cui allego il volantino. Si potrà farlo sabato 2 giugno dalle 16 alle 23 e domenica 3 luglio dalle 16,00 alle 20,00.

Per chi vorrà viverla, si tratterà certamente di un'esperienza significativa che toccherà le emozioni e il cuore, prima ancora del ragionamento che, ci auguriamo verrà pure.

Ecco come funziona

Sarà possibile farsi un’idea – nulla più: ma sarebbe già tanto – di cosa deve affrontare chi  è costretto a lasciare la propria patria a causa della guerra, della povertà, dell’odio etnico o religioso o razziale, o per gli effetti dei cambiamenti climatici. «Sconfinati»: così Caritas Ambrosiana ha battezzato la sua proposta. Che ha l’apparenza di un gioco di ruolo. Ma in realtà si offre come «percorso esperienziale» dedicato al dramma – troppe volte sfociato in tragedia – di quanti attraversano deserti e mari per afferrare una speranza di salvezza.

Il gioco di ruolo: prova a metterti nei panni 

Al visitatore verrà chiesto di assumere l’identità di uno dei profughi in fuga dalla Siria piuttosto che dall’Eritrea, dall’Afghanistan o dalla Costa d’Avorio. Si troverà assegnato un nome, una nazionalità, un passaporto. Una storia. Col poco denaro a disposizione, dovrà trattare con gli scafisti la traversata del Mediterraneo sui famigerati barconi. Quindi, con tutti gli altri partecipanti al «gioco», salirà a bordo di una vera barca. Luci e suoni simuleranno una tempesta. Alcuni soccomberanno. Chi sopravviverà, superata la frontiera "naturale" rappresentata dal mare, dovrà affrontare nuovi ostacoli: i confini fra gli Stati, l’ostilità delle popolazioni, le identità nazionali. Fili spinati: materiali e immateriali. Infine la burocrazia. L’ultimo scoglio sarà la commissione che deciderà se accogliere o respingere chi ha rischiato tutto per arrivare fin qui.

Il percorso, della durata di 15 minuti,  è basato sulle storie autentiche raccolte dai volontari e dagli operatori del Consorzio Farsi Prossimo promosso da Caritas Ambrosiana che nelle parrocchie e nei centri della Diocesi di Milano ogni giorno danno ospitalità ai profughi giunti in Lombardia dopo essere sbarcati sulle coste meridionali del nostro Paese.

Naturalmente “Sconfinati” non è solo un gioco. Perché dietro la finzione c’è la sofferenza stampata sui volti di persone vere che si vedono negare l’accoglienza perché provengono da Paesi come Gambia, Senegal, Nigeria o Ghana e dunque automaticamente considerati “non rifugiati” e pertanto non ammessi alla procedura d’asilo, a prescindere dai loro casi particolari e dalle personali storie di persecuzione che invece andrebbero valutate secondo la Convezione di Ginevra sui Rifugiati alla quale la normativa della Ue si richiama.

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 30 Giugno 2016
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