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Conflitto “etico”: nessuna censura per sindaco e giunta

Non passa la mozione sull'affidamento dei corsi alla società del figlio dell'assessore - Il sindaco ammette: "Una leggerezza"...

Non è passata (10 voti a favore 13 contrari) la mozione presentata dai consiglieri di minoranza relativa all'affidamento diretto dei corsi di lingua straniera del Comune di Legnano alla società di cui il figlio dell'assessore Antonino Cusumano è socio e amministratore. 

Un atto legittimo, dal punto di vista tecnico, formale e legislativo ma che pone una serie di interrogativi di opportunità politica, morale ed etica. Ed è proprio su questi ultimi che si basava l'azione di richiamo, presentata dai consiglieri di opposizione, del sindaco e dei suoi assessori a rispettare il  codice etico per la buona politica della carta di Avviso Pubblico. Quest'ultimo ravvisa conflitto d'interesse quando «vi siano rapporti di  parentela entro il quarto grado, con persone specificamente interessate all'oggetto delle decisioni cui l'amministratore partecipa, anche nei casi in cui questi rapporti non configurano situazioni che danno luogo a incompatibilità previste dalla legge». Ogni anno, dal 2013, il Comune versa 1.200 euro per aderire a questa associazione. 

Come ricordato dal sindaco Alberto Centinaio – che ha ribadito stima e fiducia nei confronti del suo assessore, di cui apprezza l'alto senso del dovere –  la delibera votata da Cusumano disponeva semplicemente l' organizzazione dei corsi di lingua straniera demandando l' affidamento del servizio al dirigente incaricato che svolge funzione in assoluta autonomia: «La giunta – ha ribadito il primo cittadino – e nessuno di noi ci ha più messo mano come sempre capita. Chi rimane nella legge deve essere tutelato e non messo alla gogna su stampa e social network». Tra le società che si sono presentate, la più conveniente è poi risultata quella facente capo al figlio dell'assessore. 

Tutto si è svolto nella piena legalità, insomma, anche se lo stesso sindaco in dichiarazione di voto ha ammesso che forse è stata commessa «una leggerezza fatta in assoluta buona fede da parte di tutti. Ma che nessuno strumentalizzi questa vicenda. – ha poi aggiunto – Chi è senza peccato scagli la prima pietra».  Parole che hanno fatto seguito all'intervento del consigliere di riLegnano, Bragato: «Quello che è accaduto non è un atto grave come riportato nella mozione a cui votiamo contro – ha dichiarato -. E' stata fatta una leggerezza che crediamo si sarebbe potuta evitare facendo una comunicazione pubblica in merito. Non sarebbe stato un atto dovuto ma avrebbe evitato questa situazione molto spiacevole». Per insieme Per Legnano non può sussistere conflitto d'interesse su un atto che non si poteva prevedere. 

Tutte concordi, invece, le minoranze sull'inopportunità politica della vicenda. In caso di mancata approvazione della mozione, il consigliere Olgiati (M5S) ha persino proposto l'uscita del comune dall'associazione Avviso Pubblico: «La frittata è stata fatta e ora dovrete portare il fardello della credibilità che è venuta a mancare», ha dichiarato il pentastellato, mentre Marazzini (Sinistra Legnanese) ha sottolinato il dovere di stimolare la giunta sul tema. Munafò (FI), tornato sul caso "Comitato Palio", ha definito la giunta «non più credibile», Per Legnano ha insistito sulla questione morale e Fratus (Lega) su quella etica, mentre per Gangemi (Frateli D'Italia) con questa vicenda «diamo in pasto ai cittadini l'idea che chi fa politica lo fa per il proprio interesse». Per Guidi (Ncd) anche se «ciò che conta è la coscienza della persona, bastava poco per riconoscere che si è trattato di una piccola inopportunità politica». 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Dicembre 2015
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