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Addio a Pio Vittorio Moroni, il ricordo della nipote

La nipote Michela ricorda il nonno partigiano, scomparso sabato notte a 95 anni...

Addio a Pio Vittorio Moroni. Il partigiano si è spento la notte del 7 gennaio all'età di 95 anni, senza essersi mai stancato, fino all'ultimo, di raccontare di quella che chiamava la "sua" guerra.

Parabiaghese doc, Pio Vittorio Moroni viene ricordato da tutti, come ci racconta la nipote Michela, come un uomo «sempre cordiale ed educato con tutti», che «ha sempre lavorato tanto».

Di seguito il ricordo integrale della nipote Michela.


Mio Nonno si chiama Pio Vittorio Moroni, ci ha lasciati la notte del 7 gennaio 2017, all'età di 95 anni… Viene ricordato da tutti come un uomo sempre elegante, ben vestito e con un bel modo di fare… sempre cordiale ed educato con tutti.
Viveva al Mulino Bert, a San Lorenzo di Parabiago, dall'11 Dicembre del 1921.

Inizialmente viveva lì con la sua famiglia, sua mamma, suo papà (deportato in un campo di concentramento tra la Francia e la Germania, durante la Prima Guerra Mondiale), suo fratello (deportato a Mauthausen durante la Seconda Guerra Mondiale, tornato poi a casa a fine Guerra con la tubercolosi) e le sue due sorelle.
Ha sempre lavorato tanto, mio Nonno…ha lavorato in tessitura, dove, per il forte rumore, perse (ma non totalmente) l'udito… lavorava poi nel suo giardino, fino a 90 anni entrava sull'argine dell'olona per tagliare l'erba, e saliva sugli alberi…
Si sposò, il 27/08/1952, con mia Nonna Carolina Moroni (non erano parenti)…che ci lasciò a causa di un brutto male, nel maggio del 2009.
Nonno aveva un cuore d'oro! Non si è mai stancato di raccontare della "sua" Guerra (come la chiamava lui)… parlava, parlava per ore… e noi nipoti rimanevamo incantate ad ascoltare ciò che lui aveva vissuto… noi, abbiamo solo potuto studiarla a scuola, la sua guerra!
Si è portato dentro per tutta la sua esistenza, ciò che i suoi occhi avevano visto durante la Guerra…
Leggeva tanto, voleva sempre rimanere informato sulla politica, sulla cronaca, mai di gossip o altro.
Ha sempre vissuto per la sua famiglia e per noi nipoti… una vita di tanti sacrifici e tanto tanto lavoro, ma anche un infinito amore… un Amore che noi della famiglia, non dimenticheremo mai…come non dimenticheremo mai, i racconti della sua guerra!
E' e rimarrà sempre il nostro orgoglio più grande!

Il Nonno era a Livorno l'8 settembre del '43… quando girò la voce che era stato firmato l'armistizio…ci fu un'euforia generale tra lui e i suoi compagni!

Per rientrare a Milano, si fermò in via della Valle Benedetta sempre lì a Livorno, dalla Sig.ra Emma Bacci; chiese a questa signora dei vestiti civili, per poter rientrare senza "problemi"…lasciò lì la sua divisa in cambio di abiti civili.
Il viaggio di ritorno fu molto lungo…cambiò diversi treni e fece un sacco di chilometri a piedi…
Tempo prima, venne catturato a Milano e portato in caserma…per scappare, ebbe un lampo di genio: passò un bambino con la sua mamma…decidette quindi di prendere per mano il bimbo, fingendosi il papà, e insieme uscirono… poco dopo, il bambino corse verso la mamma, e il primo pensiero del Nonno fu: "Adesso mi prendono e mi riportando dentro"… e invece no, riuscì a scappare e per tornare a casa, si nascose in treno, sotto ai sedili…
Sempre quando era a Livorno, dopo un permesso che prese per tornare a San Lorenzo dalla sua famiglia, rientrò con un giorno di ritardo… venne portato davanti ad un suo superiore per capire che pena avrebbe dovuto avere…
Il superiore, un ferito di guerra della prima mondiale, senza un occhio…lo guardò e gli disse: "Scarliga merlus, son scapá anca mi in temp de guera…(vai vai merluzzo, sono scappato anche io in tempo di guerra…)"

Michela

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 13 Gennaio 2017
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