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Avere un figlio…

La nostra vita è costellata da scelte quotidiane...

La nostra vita è costellata da scelte quotidiane, alcune delle quali possono condizionare tutta la nostra esistenza, come ad esempio la scelta di avere un figlio. Un desiderio naturale, per una coppia, che è spesso  accompagnato da molte ansie da parte dei neo-genitori. Sarò in grado di crescere al meglio mio figlio? Che futuro potrò offrirgli? Sono solo alcune delle domande che più spesso ci si pone. Già solo il pensiero di avere un bambino può incutere paura, in quanto segna un delicato e importantissimo passaggio di ruolo: da figlio a genitore, il che significa maggiori responsabilità, maggiore maturità ed il passaggio ad un ciclo di vita successivo.
In più nelle donne  c'è ovviamente la paura della gravidanza, anche se sono poche quelle che lo confessano. Al di là dell’aspetto ‘romantico’ ed emotivo legato alle gioie della maternità, è assolutamente normale essere spaventate, in particolare la prima volta: la gestazione, il parto, la responsabilità di dover accudire un piccolo esserino che dipende in tutto e per tutto da noi può generare ansia. Durante la gravidanza, inoltre, il corpo si modifica in modo radicale ad una velocità impressionante, e bisogna fare i conti con la sensazione di avere qualcuno dentro di sé, che vive e si muove in modo autonomo. 
Nella scelta di essere padri e madri, e in come la si vive, conta molto il proprio passato, il proprio vissuto di figli nei confronti dei propri genitori. Non è un caso che figli di genitori separati che hanno sofferto, possono avere più timore a creare una famiglia, e comunque si sentono in dovere di non far passare al proprio figlio quello che hanno vissuto loro stessi. O al contrario cercano di creare una propria famiglia stabile in giovane età.
Perché oggi si decide di avere un bambino? Le risposte a queste domande spaziano da “tutti gli altri ne stanno facendo uno” a “sono sposato, quindi è arrivato il momento”. Per alcuni avere un figlio fa parte dei propri progetti di vita sin da piccoli, e questo succede soprattutto alle donne, che fin da bambine sono "abituate" a giocare a fare la mamma. Per altri è un desiderio che matura nel tempo, generalmente  in funzione dello stabilizzarsi di una relazione sentimentale solida.
Un bambino porta un notevole sconvolgimento sia nella vita del singolo individuo, che della coppia. Per resistere a tale perturbazione è importante che un figlio non sia concepito come "aggiustatore" di quello che non funziona all'interno della coppia, anche perché, specialmente nei primissimi periodi, un figlio allontana l’uomo dalla propria compagna, perché il rapporto tra mamma e figlio all’inizio è simbiotico, non include nessun altro, anzi preclude ogni altro contatto. Per questo è molto difficile che l’arrivo di un figlio riesca a salvare un’unione già compromessa, anzi molto spesso semplicemente ne velocizza la fine. Con un bambino la coppia diventa famiglia, da due si diventa tre, e bisogna imparare ad adattarsi, in quanto cambiano completamente le dinamiche interne: è il bambino che scandisce i tempi, ed è quindi  fondamentale che la coppia riesca a ricavare uno spazio per sé. Una delle maggiori paure dei potenziali papà è quello di non riuscire più ad avere degli spazi per sé e per gli amici, ma in realtà non per forza ci si deve far terra bruciata intorno di tutti i conoscenti se si ha un figlio.
Negli ultimi decenni è cambiato molto il ruolo dei genitori, soprattutto quello di padre: nel secolo scorso era la figura d'autorità per eccellenza, e la minaccia di raccontare la marachella combinata dal bambino al papà era la peggiore delle minacce. Era in fondo il gioco delle parti del "poliziotto buono " e del "poliziotto cattivo". E funzionava. Oggi è tutto cambiato, non solo in modo peggiorativo, le donne lavorano, sono molto più indipendenti, e gli uomini partecipano più attivamente alla vita familiare, quindi hanno una consapevolezza maggiore del ruolo di genitore, e soprattutto i ruoli non sono più così definiti. Non dimentichiamo, poi, che spesso i genitori di oggi hanno avuto padri assenti, molto impegnati dal lavoro, e ne hanno sofferto. Quindi per il proprio figli cercano qualcosa di diverso, non vogliono ripetere quello che hanno giudicato un errore da parte dei loro padri. L'importante oggi è che i genitori non perdano di autorevolezza, visto che a volte ci sono genitori talmente impegnati a fare gli amici dei propri figli, che si dimenticano qual è il loro vero ruolo, ovvero anche quello di educatori.
E se il partner non vuole un figlio e voi si come ci si deve comportare? Sicuramente non è il caso di "dimenticarsi i contraccettivi", bensì se  il potenziale co-genitore non vuole avere un figlio (o un altro figlio), ci si deve lavorare sopra in maniera chiara e aperta, senza usare sotterfugi. Trascurando i desideri reali del partner che non vuole un bambino, si corre un rischio di lacerare per sempre il rapporto. Sarebbe auspicabile affrontare la discussione sui figli prima che la relazione diventi seria, lasciando comunque al partner la possibilità di cambiare idea.
Un ultimo aspetto da considerare è quello economico purtroppo, in quanto, si sa, avere un figlio è parecchio dispendioso sin dalla nascita. Sarebbe bello poter pensare ad un bambino solo in base ai nostri bisogni naturali, ma, ahimè, un figlio non si può nutrire con l'aria, quindi sono necessarie attente valutazioni economiche, anche se ovviamente valgono la pena tutti i sacrifici per crescere un figlio.
Infine un'ultima considerazione: sono rarissime le persone che si sentono pronte per avere un figlio, ci sarà sempre qualche timore, qualche remora, che potrà essere cancellata solo dopo aver avuto un bambino. Scelta consapevole si,quindi, ma senza aspettare un'illuminazione divina che non avverrà mai! 
Resto a disposizione per domande, chiarimenti, o per spunti su argomenti che desiderate approfondire.

Dott.ssa Federica Camellini
federicacamellini@libero.it

 

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 11 Febbraio 2016
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