“La bigamia è avere una moglie di troppo. La monogamia lo stesso” (Oscar Wilde).
Questo è un esempio dell’uso geniale dell’ironia da parte di Oscar Wilde. Anche noi, magari senza che diventi poesia, usiamo l’ironia quotidianamente con l’intento di suscitare una risata, di stimolare una riflessione, di far sentire l’altro guardato da occhi benevoli, quand’anche esprimano una critica. L’ironia è una funzione essenziale per l’uomo: uno sguardo un po’ distaccato e canzonatorio su un evento, una situazione, sugli altri o su se stessi, capace di osservare in modo acuto e lucido, cogliendo gli aspetti ridicoli, effimeri, paradossali o grotteschi. E’ quel pizzico di leggerezza necessaria nella vita, e l’ironia, secondo Romain Gary, è una dichiarazione di dignità, un’affermazione della superiorità dell’uomo su ciò che gli capita.  
Del resto è noto il benefico rapporto tra umorismo e salute: alcuni studi hanno per esempio mostrato le funzioni positive che l'umorismo e la risata svolgono a livello fisiologico, a favore soprattutto dell'attività cardiaca e respiratoria. Sono stati paragonati gli effetti del ridere a quelli di una specie di jogging da fermo, in cui sono positivamente impegnati cuore e polmoni. Ricerche promettenti sono anche quelle che hanno mostrato l'azione dell'esperienza umoristica sul sistema immunitario.  
Il sarcasmo, invece è differente dall’ironia, in quanto ha invece l’effetto di pungere, ferire la sensibilità dell’altro, farlo sentire svilito, oppure in colpa o in difficoltà e di provocare in tal modo in lui una qualche reazione che vada a vantaggio di chi pungola. Ad esempio un’amica che dice all’altra: “Bello il tuo maglione, in quale cassonetto lo hai trovato?” manda un messaggio pungente che il capo d’abbigliamento che indossa non le piace, però aggiungendo una buona dose d’umiliazione. Il sarcastico è generalmente invischiato nella situazione che prende di mira, prendendola troppo sul serio, ne ha una visione alterata e parziale, non riesce a criticarla direttamente e utilizza la “frecciata” pseudo-ironica. Nel sarcasmo, a differenza dell’ironia, coesiste l’aggressività, in gran parte inconscia, evidente però nell’impiego di termini subito come amaro, tagliente e disprezzo e l’intento di danneggiare l’autostima dell’oggetto bersaglio, o di diminuirne il prestigio agli occhi degli altri.
Generalmente le persone che usano spesso il sarcasmo sono soggette che hanno una particolare tendenza a deprimersi, con un’autostima fragile e dipendente dal sostegno narcisistico proveniente dall’esterno. In questo caso, quando una persona incline alla depressione soffre una ferita alla propria autostima o viene frustrata in qualche altro modo nel suo bisogno di sostegno proveniente dall’esterno sentendosi deprivata o umiliata, può cercare vendetta contro coloro che ritiene responsabili di questo stato di cose reagisce con una rabbia, che può talvolta essere scaricata sotto attraverso il sarcasmo. Questo può essere un tentativo più o meno conscio di punire l’oggetto deludente, oppure ha lo scopo di far sì che il rivale invidiato si senta deprivato di un suo aspetto buono. Soprattutto le persone sicure e soddisfatte di sé provocano la comparsa di una forte ostilità in coloro che si sentono invece deprivate affettivamente e dipendenti dal consenso e dal riconoscimento esterno. In più, i soggetti con grande fragilità dell’autostima possono spesso prendere una lode sincera per una frase sarcastica, poiché si sentono immeritevoli di qualunque buona opinione altrui o proiettano i propri impulsi aggressivi. Il sarcasmo è dunque uno strumento del debole poiché è indiretto e può talvolta essere scambiato per giocosità. Ma l’ironia è decisamente un’altra cosa. Circondatevi da persone ironiche quindi, mentre state alla larga da chi è costantemente sarcastico!
Resto a disposizione per domande, chiarimenti, o per spunti su argomenti che desiderate approfondire.

Dott.ssa Federica Camellini 
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